LA LEGGE

QUARTA PARTE


Noi stiamo iniziando lo studio del libro dei Numeri che è il quarto libro del Pentateuco. E' chiamato "libro dei Numeri" poiché le forze combattenti, tutti coloro che erano atti a portare le armi, furono censiti in due riprese, la prima volta davanti al Sinai e la seconda volta nelle pianure di Moab, presso il Giordano di fronte a Gerico (1:2-46 e 26:2-51). Solo undici tribù furono censite, i Leviti non erano incorporati a causa della loro responsabilità verso il tabernacolo.

Il libro dei Numeri è stato scritto da Mosè. Il Nuovo Testamento ne fà riferimento molte volte. Cristo fa menzione del serpente di rame in Giovanni 3:14, e ne è questione di Balaam in Giuda 11, II Pietro 2:15-16 e Apocalisse 2:14, così come della ribellione di Core in Giuda 11.

Questo libro copre un periodo di circa trentanove anni. Esso fu dato da YHVH (Yahweh) a Mosè.

Numeri 1:1: "L'Eterno parlò ancora a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda di convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dei figliuoli d'Israele dal paese d'Egitto." Questo libro contiene la storia degli Israeliti, con il loro errare nel deserto, le loro prove, le loro ribellioni, le loro punizioni, le loro liberazioni, le loro conquiste, fino al loro arrivo davanti alla Terra promessa, il decimo mese del quarantesimo anno.

L'apostolo Paolo riassume la lezione che ci dà il libro dei Numeri: "Non indurite i vostri cuori, come nel dì della provocazione, come nel dì della tentazione nel deserto dove i vostri padri mi tentarono mettendomi alla prova, e videro le mie opere per quarant'anni! Perciò mi disgustai di quella generazione, e dissi: sempre erra il cuore loro; ed essi non hanno conosciuto le mie vie, talché giurai nell'ira mia: non entreranno nel mio riposo! [dal greco Katapausis, il riposo della Terra promessa]. Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall'Iddio vivente; ma esortatevi gli uni gli altri tutti i giorni, finché si può dire: Oggi, onde nessuno di voi sia indurito per inganno del peccato […] Temiamo dunque che talora, rimanendo una promessa d'entrare nel suo riposo [riposo del millennio] alcuno di voi non appaia essere rimasto indietro. Poiché a noi come a loro è stata annunziata la buona novella; [quella della Terra promessa per gli Israeliti e del Regno di Dio per il vero cristiano] ma la parola udita giovò loro nulla essendo stata assimilata per fede da quelli che l'avevano udita" (Ebrei 3:8-13; 4:1-2).

Il popolo d'Israele prese la Pasqua, che simboleggia il sacrificio di Cristo che ci ha giustificati con il Suo sangue (Rom. 5:9), lasciò l'Egitto, che rappresentava il peccato (Ebrei 11:25, attraversò il mare Rosso che era una figura del battesimo (1 Cor. 10:2), ma in seguito mancò loro la fede necessaria per entrare nella Terra promessa che era un'immagine del Regno di Dio.

Perché qui è stato autorizzato il censimento, mentre è rimproverato al re Davide in 2 Samuele 24:1-10? In quell'epoca, Dio era adirato contro Israele (2 Sam. 24:1) poiché il popolo peccava, attirando così una penalità su sè stesso. Alfine di sviare il popolo dalla trasgressione della legge, Dio decise di inviargli, per il suo bene, una punizione correttiva. Il libro dei Giudici illustra molto bene questo principio. Come si svolse tutto questo? Permettendo a Satana di tentare Davide e di spingerlo a fare il censimento d'Israele (1 Cron. 21:1). Non vi è del male a fare un censimento del popolo, quando è ordinato da Dio, ma lo scopo di Davide era di determinare, per una ragione di sicurezza nazionale, il numero dei soldati che egli possedeva. Davide si riposava sul numero dei suoi uomini e non su Dio.

Dio permise a Satana d'influenzare Davide affinchè egli si riposi sul numero. Più tardi Davide si pentì (2 Sam. 24:10) ed ebbe ancora più fiducia in Dio. Permettendo a Satana di tentare Davide, Dio ne prese la responsabilità. Se Davide avesse fatto la buona scelta, egli avrebbe ricondotto la nazione all'Eterno e un flagello non sarebbe stato necessario (2 Sam. 24:12) per ricondurre il popolo alla saggezza, al suo buon senso.

Ma ritorniamo al libro dei Numeri. Che cosa dice Dio?

Numeri 1:2-3: "Fate la somma di tutta la radunanza dei figliuoli d'Israele secondo le loro famiglie, secondo le case dei loro padri, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, tutti quelli che in Israele possono andare alla guerra; tu ed Aaronne ne farete il censimento, secondo le loro schiere". Per Dio, l'età di vent'anni è il soglio della maturità. Egli non guarda un adolescente di diciassette, diciotto anni nello stesso modo di coloro che hanno superato i vent'anni. Costoro divengono responsabili delle loro azioni e sono in grado di portare le armi. Come noi lo vedremo un pò più avanti, questa generazione di vent'anni e più non entrerà nella Terra promessa.

Quale fu il risultato di questo primo censimento?

Numeri 1:45-47: "Così tutti i figliuoli d'Israele dei quali fu fatto il censimento secondo le case dei loro padri, dall'età di vent'anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare alla guerra. Tutti quelli dei quali fu fatto il censimento, furono seicentotrentamila cinquecentocinquantamila. Ma i Leviti, come le tribù dei loro padri, non furono compresi nel censimento con gli altri."

I Leviti, che erano messi a parte per il servizio di Dio, furono censiti più tardi, poiché essi non dovevano combattere.

I Leviti dovevano aspettare l'età di 25 anni per entrare in servizio alla tenda del convegno.

Numeri 8:23-26: "E l'Eterno parlò ancora a Mosè dicendo: questo è quello che concerne i Leviti: da venticinque anni in su il Levita entrerà in servizio per esercitare un ufficio nella tenda di convegno; all'età di cinquant'anni si ritirerà dall'esercizio dell'ufficio, e non servirà più. Potrà assistere i suoi fratelli nella tenda di convegno, sorvegliando ciò che è affidato alle loro cure; ma non farà più servizio. Così farai, rispetto ai Leviti, per quel che concerne i loro uffici." Si trattava di servizi fisici. A cinquant'anni, essi smettevano di effettuare i lavori pesanti e li controllavano. Dio ci mostra che le persone anziane hanno più capacità, e più esperienza per sorvegliare che per fare dei lavori pesanti. I sacerdoti iniziavano i loro doveri spirituali all'età di trent'anni. E' l'età alla quale Giovanni Battista e Cristo iniziarono il loro ministero.

Noi abbiamo già letto in Esodo 13:2: "Consacratemi ogni primogenito, tutto ciò che nasce primo tra i figliuoli d'Israele tanto degli uomini quanto degli animali: esso mi appartiene." Ora noi leggiamo in Numeri 3:12-13: "Ecco, io ho preso i Leviti di tra i figliuoli d'Israele in luogo d'ogni primogenito che apre il seno materno tra i figliuoli d'Israele; e i Leviti saranno miei; poiché ogni primogenito è mio; il giorno che io colpii tutti i primogeniti nel paese d'Egitto, io mi consacrai tutti i primi parti in Israele, tanto degli uomini quanto degli animali; saranno miei; io sono l'Eterno." Dio ha un diritto particolare sui primogeniti, da quanto Egli li ha protetti nel paese d'Egitto all'epoca della Pasqua. Piuttosto di vedere i primogeniti d'ogni tribù di essergli consacrati, Egli sceglie una piccola tribù, quella dei Leviti.

L'Eterno dona nel capitolo 2, 3 e 4 gli ordini per gli accampamenti delle tribù e i loro piazzamenti nel campo, così come per lo smontaggio, il trasporto e il montaggio del tabernacolo. Ogni tribù accampava sotto il suo stendardo, ciò che noi chiameremmo oggi una bandiera, e le dodici tribù erano divise in quattro gruppi.

Più avanti noi scopriamo di nuovo una legge per proteggere la salute del popolo.

Numeri 5:1-3: "Poi l'Eterno parlò a Mosè dicendo: ordina ai figliuoli d'Israele che mandino fuori del campo ogni lebbroso, chiunque ha la gonorrea o è impuro per il contatto con un morto. Maschi e femmine che siano, li manderete fuori; li manderete fuori del campo in mezzo al quale io abito." La gonorrea è l'antico nome della blenorragia. Noi scopriamo qui in qualche modo la legge della quarantena. Bisognava essere molto stretti, poiché numerose persone vivevano su una superficie ristretta.

Viene in seguito il principio della restituzione di un oggetto male acquisito.

Numeri 5:6-7: "Quando un uomo o una donna avrà fatto un torto a qualcuno commettendo un'infedeltà rispetto all'Eterno, e questa persona si è resa colpevole. Ella confesserà il peccato commesso, restituirà per intero il corpo del delitto, aggiungendovi in più un quinto, e lo darà a colui verso il quale si è resa colpevole."

Noi scopriamo ora un rituale particolare. L'uomo ha sempre voluto sapere ciò che lo tocca da vicino, particolarmente quando egli e roso dalla gelosia. La prova di cui è questione qui è destinata a punire la donna infedele, ma anche a proteggere la moglie fedele da ogni accusa ingiusta. Essa doveva eliminare ogni sospetto, ogni dubbio, e riportare la pace in seno alla famiglia.

Numeri 5:12-15, 29-30: "Se una donna si svia dal marito e commette una infedeltà contro di lui; se non ha relazioni carnali con lei e la cosa è nascosta agli occhi del marito; s'ella si è contaminata in segreto senza che vi siano testimoni contro di lei o che ella sia stata colta sul fatto, ove lo spirito di gelosia s'impossessi del marito e questi diventi geloso della moglie che si è contaminata, quell'uomo menerà la moglie al sacerdote, e porterà un'offerta per lei: un decimo d'efa di farina d'orzo, non vo spanderà sopra olio né vo metterà sopra incenso, perché è un'oblazione di gelosia, un'oblazione commemorativa, destinata a ricordare una iniquità […] Questa è la legge relativa alla gelosia, per il caso in cui la moglie di uno si svii ricevendo un altro invece del suo marito, e si contamini, e per il caso in cui lo spirito di gelosia s'impossessi del marito, e per questo diventi geloso della moglie […]".

Ai nostri giorni, non è più il caso di praticare questo rituale, ma noi dobbiamo conformarci a quello che il Cristo ha dichiarato quando gli scribi e i farisei Gli condussero una donna sorpresa in adulterio: "E Gesù rizzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Ed ella rispose: nessuno, Signore. E Gesù le disse: neppure io ti condanno; vai e non peccare più" (Giov. 8:10-11). Leggiamo ciò che Gesù ha dichiarato sulla maniera di pregare che Egli ci ha insegnato: "E nel pregare non usate soverchie dicerie come fanno i pagani, i quali pensano d'essere esauditi per la moltitudine delle loro parole. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome […] Rimetti i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori." Questa piccola frase è una condanna per coloro che non riescono a perdonare e a dimenticare.

Noi arriviamo al voto di "nazireato".

Numeri 6:2-6: "Quando un uomo o una donna avrà fatto un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi all'Eterno, si asterrà dal vino e dalle bevande alcoliche; non berrà aceto fatto di vino, né aceto fatto di bevanda alcolica; non berrà liquori tratti dall'uva, e non mangerà uva, e non mangerà uva, né fresca né secca. Tutto il tempo del suo nazireato non mangerà alcun prodotto della vigna, dagli acini alla buccia. Tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; fino a che siano compiuti i giorni per i quali ei s'è consacrato all'Eterno, sarà santo; si lascerà liberamente crescere i capelli sul capo. Tutto il tempo che ei s'è consacrato all'Eterno, non si accosterà a corpo morto."

Quanto tempo doveva durare questo voto? Certi pensano che doveva durare molto tempo, poiché il versetto 13 e 18 dichiarano: "Questa è la legge del nazireato: quando i giorni del tuo nazireo saranno compiuti, lo so farà venire all'ingresso della tenda di convegno […] Il nazireo raderà, all'ingresso della tenda di convegno, il suo capo consacrato; prenderà i capelli e li metterà sul fuoco che è sotto il sacrificio d'azioni di grazie." Il nazireato era un tempo di separazione fisica durante la quale ci si dedicava a Dio. I capelli lunghi erano e sono sempre un segno di sottomissione. Se il nazireo non poteva tagliare i suoi capelli, questo mostra che all'epoca gli uomini li tagliavano, conformemente a ciò che ha scritto l'apostolo Paolo in 1 Corinzi 11:14-15: "La natura stessa non insegna ella che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, ciò è per lei un onore; perché la chioma le è data a guisa di velo."

Qualcuno pretende che Cristo era un "nazireo" ed essi si basano su Matteo 2:21-23 dove è scritto: "Giuseppe […] ed egli levatosi, prese il fanciullo e sua madre […] e si ritirò nelle parti di Galilea, e venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempiesse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe chiamato Nazareno." Un Nazareno è un abitante di Nazaret e bisogna fare la differenza tra il nazireo e il Nazareno. In più, poiché Cristo ha bevuto del vino e ha toccato dei morti (Luca 8:49-56) durante il Suo ministero, Egli non poteva aver fatto il voto di "nazireato". D'altro canto Giovanni Battista non poteva bere del vino (Luca 1:15), Egli dunque era nazireo, come anche Sansone, alla quale l'angelo disse alla madre: "Or dunque, guardati bene di bere vino o bevanda alcolica, e dal mangiare alcun che d'impuro. Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figliuolo, sulla testa del quale non passerà rasoio, giacché il fanciullo sarà un Nazireo consacrato a Dio dal seno di sua madre" (Giudici 13:4-5). Secondo la promessa che sua madre fece all'Eterno, Samuele era anche nazireo: "e dai alla tua serva un figliuolo maschio, io lo consacrerò all'Eterno tutti i giorni della sua vita" (1 Sam. 1:11).

Il voto di nazireato non esiste più ai nostri giorni. Il vero cristiano si consacra a Dio, egli mette in pratica le Sue leggi ei Suoi comandamenti. L'apostolo Paolo ha scritto: "E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo" (1 Cor. 6:19-20).

In seguito il capitolo 7 menziona le offerte dei capi delle tribù per la dedicazione al tabernacolo. Il capitolo 8 tratta della consacrazione dei Leviti. Essi erano consacrati con imposizione delle mani, come questo si fa ancora oggi per un'ordinazione o un'unzione. L'imposizione delle mani rimane una delle dottrine fondamentali della Chiesa (Ebrei 6:1-2).

In seguito al capitolo 9, l'Eterno ricorda che la Pasqua deve essere presa al tempo stabilito. Ma, come vi era qualche uomo che si trovava impuro a causa d'un morto, essi chiesero a Mosè perché dovevano essere privati della Pasqua.

Numeri 9:8-13: "E Mosè rispose loro: Aspettate, e sentirò quel che l'Eterno ordinerà a questo riguardo. E l'Eterno parlò a Mosé, dicendo: Parla ai figliuoli d'Israele e dì loro: Se uno di voi o dei vostri discendenti sarà impuro a causa d'un morto, o è in viaggio lontano, celebrerà la Pasqua in onore dell'Eterno. La celebreranno il quattordicesimo giorno del secondo mese, sull'imbrunire; la mangeranno con del pane senza lievito e con delle erbe amare; non ne lasceranno nulla di resti fino il mattino, e non ne spezzeranno alcun osso. La celebreranno secondo tutte le leggi della Pasqua. Ma a colui che è puro e che non è in viaggio, se s'astiene dal celebrare la Pasqua, quel tale sarà sterminato di fra il suo popolo."

Noi constatiamo che Dio istituisce una seconda Pasqua per coloro che, per una ragione veramente valevole, sono stati incapaci di partecipare alla prima. Se questa persona non ha partecipato alla prima Pasqua per un'altra ragione o per dimenticanza, essa faceva poco caso del sacrificio di Cristo ed essa deveva essere tolta dal Suo popolo. Per calcolare la seconda Pasqua, è sufficiente di aggiungere quattro settimane e due giorni alla prima.

Numeri 9:17: "E tutte le volte che la nuvola s'alzava di sulla tenda, i figliuoli d'Israele si mettevano in cammino; e dove la nuvola si fermava, quivi i figliuoli d'Israele s'accampavano." L'Israele fisico era letteralmente condotto da Dio, egli era guidato dalla nuvola, così come il vero cristiano deve, anch'egli, lasciarsi condurre dallo Spirito Santo di Dio nella sua vita quotidiana: "Così dunque, fratelli, noi siamo alla carne [noi abbiamo bisogno d'alcun ringraziamento], per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete; poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figliuoli di Dio [sono dei figli generati, destinati a nascere nella famiglia divina, se loro perseverano nella strada stretta]" (Rom. 8:12-14).

Numeri 10:1-10 fà menzione di due trombe d'argento. Esse dovevano essere utilizzate per la convocazione dell'assemblea, per la partenza dai campi, per le feste e per la guerra. Esse non dovevano essere confuse con il corno, utilizzato per la festa delle Trombe.

Numeri 10:11-12: "Or avvenne che il secondo anno, il secondo mese, la nuvola s'alzò di sopra il tabernacolo della testimonianza. E i figliuoli d'Israele partirono dal deserto del Sinai." Quando erano giunti davanti alla montagna? "Nel primo giorno del terzo mese da che furono usciti dal paese d'Egitto, i figliuoli d'Israele giunsero nel deserto del Sinai." Essi si sono accampati di fronte alla montagna per circa un anno, in seguito partirono verso il deserto di Paran. Il popolo avrebbe potuto recarsi dal deserto del Sinai verso la terra di Canaan in due settimane, ma essi errarono durante quarant'anni a causa della loro disobbedienza.

Numeri 10:29-33: "Or Mosè disse a Hobad, figliuolo di Ruel, Madianita, suocero di Mosè: Noi c'incamminiamo verso il luogo del quale l'Eterno ha detto: Io ve lo darò: Vieni con noi e ti faremo del bene, perché l'Eterno ha promesso di fare del bene ad Israele. Hobad gli rispose: Io non verrò, ma andrò al mio paese e dai miei parenti. E Mosè disse: Deh non ci lasciare, poiché tu conosci i luoghi dove dovremo accamparci nel deserto, e sarai la nostra guida. E se vieni con noi, qualunque bene l'Eterno farà a noi, noi lo faremo a te. Così partirono dal monte dell'Eterno." Reuel è Jethro (Esodo 3:1), il suocero di Mosè; è possibile che Jethro sia un titolo e non un nome, ma è anche possibile che egli avesse diversi nomi, come noi possiamo avere diversi nomi Hobad era dunque il cognato di Mosè che aveva sposato Sefora (Esodo 2:21). Quando Hobad respinse la proposta di Mosè, costui non si scoraggiò, egli cercò di persuaderlo di accompagnarli.

Perché Mosè desiderava egli che Hobad servisse loro di guida, mentre era l'Eterno che li guidava? La nuvola dava a loro la direzione generale. Ma bisognava cercare un posto per il campo, che in ordine di marcia, si estendeva per dei chilometri, inviare degli esploratori, trovare delle oasi. Dio non fa tutto per noi, Egli vuole che noi facciamo la nostra parte. Hobad conosceva il paese, vi aveva vissuto tutta la sua vita e la sua esperienza era molto preziosa. Non era dunque una mancanza di fede da parte di Mosè, ma egli voleva che il popolo potesse beneficiare dell'esperienza di Hobad che conoscendo il paese, sapeva come viverci.

In seguito noi vediamo il popolo mormorare una volta di più.

Numeri 11:1 e 4-6: "Or il popolo fece giungere agli orecchi dell'Eterno […] E l'accozzaglia di gente raccogliticcia ch'era tra il popolo, fu presa da concupiscenza; e anche i figliuoli d'Israele ricominciarono a piagnucolare e a dire: Chi ci darà da mangiare della carne? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto per nulla, dei cocomeri, dei poponi, dei porri, delle cipolle e degli agli." Essi non si ricordano che di questo. Essi hanno già dimenticato che gemevano sotto la servitù gridando con forza (Esodo 3:23). Invece di aprire il loro cuore a Dio e di fargli fare parte dei loro desideri, essi preferirono lamentarsi e gemere. Perché il popolo reclamava la carne? La domanda rimane posta! Quando essi lasciarono l'Egitto, essi avevano dei greggi considerevoli di pecore e di buoi (Esodo 12:38). Dovevano conservarli per entrare nella terra promessa? Comunque rimane che al capitolo 20, essi avevano ancora del bestiame con loro e desideravano attraversare il paese d'Edom con i loro greggi.

Di fronte a questi pianti e al'ira dell'Eterno, quale fu la reazione di Mosè?

Numeri 11:11-15: "E Mosè disse all'Eterno: Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho io trovato grazia agli occhi tuoi, che tu m'abbia messo addosso il carico di tutto questo popolo? L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse dato alla luce io, che tu mi dica: portalo sul tuo seno, come la balia porta il bimbo lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Donde avrei io la carne da dare a questo popolo? Poiché piagnucola dietro a me, dicendo: dacci da mangiare della carne! Io non posso da me solo portare tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me. Se mi vuoi trattare così, uccidimi, ti prego; uccidimi, se ho trovato grazia agli occhi tuoi; e ch'io non veda la mia sventura!" Mosé era talmente esausto che domandò a Dio di togliergli la vita. Egli non vedeva che la responsabilità che gli pesava, allora mentre che essa dipende soprattutto da Dio, ed è quello che stava dimenticando. Egli aveva, anche, le sue emozioni.

Come Mosè dubitava che si potesse nutrire una tale moltitudine durante tutto un mese (versetti 19-22), l'Eterno dichiarò al versetto 23: "La mano dell'Eterno è forse accorciata?"

Numeri 11:31: "E un vento si levò, per ordine dell'Eterno, e portò delle quaglie dalla parte del mare, e le fece cadere presso il campo, sulla distesa di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall'altro intorno al campo e ad un'altezza di cieca due cubiti sulla superficie del suolo." Una giornata di cammino corrisponde a circa quindici chilometri. Ma il popolo non aveva una buona attitudine, molti non pensavano che a sbafare, essi non pensavano nemmeno a ringraziare Dio, poiché la ribellione era in fondo al loro cuore. Ripieni di cupidigia, ognuno voleva ingoiare il massimo, e questo attirò l'ira dell'Eterno (versetto 33). Si diede a questo luogo il nome di Kibroth Hattaasva, che vuole dire sepolcro della bramosità, poiché li si seppellì il popolo che aveva scelto la cupidigia.

Ma il grande problema degli Israeliti, è che essi non volevano essere guidati dall'Eterno. Essi erano in ribellione contro Dio. Quanti "cristiani", oggi, si credono discepoli di Cristo, ma ne rigettano il Suo insegnamento, essi non vogliono credere alle Sue affermazioni, andando fino al punto di farlo passare per un bugiardo, essi credono, dicono, ma unicamente a quello che piace loro, essi accettano tutto quello che non disturba il loro modo di vita quotidiano.

Salmo 78:27-31: "Fece piovere su loro la carne come polvere, degli uccelli alati, numerosi come la rena del mare; e li fece cadere in mezzo al loro campo, d'intorno alle loro tende. Così essi mangiarono e furono ben satollati, e Dio mandò loro quel che avevano bramato. Non si erano ancora distolti dalle loro brame, avevano ancora il loro cibo in bocca, quando l'ira di Dio si levò contro di loro, e ne uccise tra i più fiorenti, e abbattendo i giovani d'Israele."

Numeri 12:1-3: "Maria ed Aaronne parlarono contro Mosè a cagione della moglie Cuscita che aveva preso; poiché aveva preso una mogie Cuscita. E dissero: L'Eterno ha egli parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha egli anche per mezzo nostro? E l'Eterno l'udì. Or Mosè era un uomo mansueto [dall'ebraico anav che significa "umile"], più d'ogni altro uomo sulla faccia della terra." Maria, sorella d'Aaronne e di Mosè, era la maggiorenne. Essa era l'istigatrice di quest'insurrezione. Aaronne non era per nulla un capo, egli era influenzabile. Quello che era avvenuto con l'incidente del vitello d'oro ne è una prova. Mosé aveva sposato una Etiopica. Dove, quando, come? Fù questo nel tempo in cui egli si trovava in Egitto? La Bibbia non lo precisa! Se essi parlarono dietro la schiena di Mosè, è perché speravano di trovare dei seguaci, ma Dio li sentì.

Quando dei membri lasciano la Chiesa del Dio vivente, essi non lo fanno per molto tempo in silenzio. Essi agiscono prima con ipocrisia, in seguito essi scrivono per farlo sapere nella speranza che altri li seguiranno, e che essi diventino in qualche modo i loro insegnanti, esaltandone il loro egocentrismo. L'apostolo Giuda dice di loro: "Costoro sono mormoratori, lamentosi; camminano secondo le loro concupiscenze; la loro bocca proferisce cose sopra modo gonfie, e circondano d'ammirazione le persone per motivi interessanti" (Giuda 16).

Ma qui Dio rimette al loro posto Maria e Aaronne dichiarando: "Mosè […] Non così col mio servitore Mosè, che è fedele in tutta la mia casa. Con lui io parlo a tu per tu, facendomi vedere, e non per via d'enigmi; ed egli contempla la sembianza dell'Eterno. Perché dunque non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?" (Num. 12:7-8). L'Eterno mostrò loro che Egli non si serviva che di Mosè e di lui solamente per trasmettere al popolo le istruzioni divine e che Egli non aveva bisogno di loro.

In Numeri 13, dodici uomini, uno per ogni tribù, furono selezionati alla richiesta del popolo (Deut. 1:21-23) per esplorare il paese di Canaan. Dio diede a loro il paese, ma Egli affidò loro la responsabilità di scoprire ciò che vi si svolgeva. Quando Caleb ritornò, egli riconobbe l'importanza di agire senza indugio, per non lasciare che i problemi prendano dell'ampiezza nello spirito degli Israeliti.

Numeri 13:30: "E Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè, e disse: Saliamo pure e conquistiamo il paese poiché possiamo benissimo soggiogarlo." Caleb riconosceva l'importanza di muoversi senza aspettare alfine d'evitare che questi mormorii dell'ampiezza. Ma essi non amavano l'idea di salire e conquistare il paese.

Numeri 13:31-33: "Ma gli uomini che erano andati con lui, dissero: Noi non siamo capaci di salire di salire contro questo popolo; perché è più forte di noi. E screditarono presso i figliuoli d'Israele il paese che avevano esplorato dicendo: Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo. È un paese che divora i suoi abitanti; e tutta la gente che vi abbiamo veduta, è gente d'alta statura; e v'abbiamo visto i giganti, i figliuoli d'Anak, della razza dei giganti, aspetto ai quali ci pareva d'essere delle locuste; e tali parevamo a loro." Se voi desiderate ricevere il nostro studio sui giganti (RFR99 e 100), è sufficiente di richiederlo. Gli Israeliti avevano paura dei giganti che vivevano nel paese. Essi non amavano l'idea di doverli combattere, essi avrebbero preferito che Dio li eliminasse senza di loro. E' un pò quello che avviene con certe persone. Dopo aver fatto un patto con Dio, essi vorrebbero che Egli si caricasse di tutti i loro problemi facendoli sparire, poiché si credono sempre più importanti che non lo sono. Ma si dimentica che è a partire da questo momento che il vero combattimento inizia per il cristiano e Dio, che è sempre pronto a sobbarcarsi dei nostri pensieri, dando sempre tutto l'aiuto necessario perchè si possa vincere.

Numeri 14:1-2, 4, 6-7, 9: "Allora tutta la radunanza alzò la voce e diede in alte grida; e il popolo pianse tutta la notte. E tutti i figliuoli d'Israele mormorarono contro Mosè e contro Aaronne […] E si dissero l'uno all'altro: Nominiamoci un capo, e torniamo in Egitto […] E Giosuè, figliuolo di Nun, e Caleb, figliuolo di Gefunne, ch'erano do quelli che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti, e parlarono così a tutta la radunanza dei figliuoli d'Israele: […] Soltanto, non vi ribellate all'Eterno, e non abbiate paura del popolo di quel paese; poiché ne faremo il nostro pascolo; L'ombra che li copriva s'è ritirata, E l'Eterno è con noi; non ne abbiate paura." Una vera insurrezione era sul punto di esplodere contro Mosè e Aaronne, fino al momento in cui l'Eterno intervenne: "Allora tutta la radunanza parlò di lapidarli; ma la gloria dell'Eterno apparve sulla tenda di convegno a tutti i figliuoli d'Israele […] E tutti quegli uomini che hanno veduto la mia gloria e i miracoli che ho fatto in Egitto e nel deserto, e nonostante mi hanno tentato già dieci volte e non hanno ubbidito alla mia voce, certo non vedranno il paese che promise con giuramento ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà." (Num. 14: 10, 22-23).

Poiché il popolo non voleva entrare nel paese di Canaan, l'Eterno aggiunse: "I vostri cadaveri cadranno in questo deserto; e voi tutti, quanti siete, di cui s'è fatto il censimento, dall'età da vent'anni in su, e che avete mormorato contro di me, non entrerete di certo nel paese nel quale giurai di farvi abitare; salvo Caleb, figliuolo di Gefunne e Giosuè, figliuolo di Nun. I vostri piccini, che avete detto che sarebbero preda dei nemici, quelli vi farò entrare; ed essi conosceranno il paese che voi avete disdegnato. Ma quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. E i vostri figliuoli andranno pascendo i greggi nel deserto per quarant'anni e porteranno la pena delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri non siano consunti nel deserto. Come avete messo quaranta giorni ad esplorare il paese, porterete la pena delle vostre iniquità quarant'anni; un anno per ogni giorno; e saprete che cosa sia incorrere nella mia disgrazia. Io l'Eterno ho parlato" (Num. 14:29-34). Un giorno per un anno, è un principio molto importante. Bisogna ricordarsene e tenerne conto quando si esaminano le profezie.

E rendendosi conto di quello che l'attendeva, il popolo fu in una gran desolazione e volle passare oltre gli ordini di Dio.

Numeri 14:40-45: "Ecco siamo qui; noi saliremo al luogo di cui ha parlato l'Eterno, poiché abbiamo peccato. Ma Mosè disse: perché trasgredite l'ordine dell'Eterno? La cosa non v'andrà bene. Non salite perché l'Eterno non è in mezzo a voi; che non abbiate ad essere sconfitti dai vostri nemici! Poiché là, di fronte a voi, stanno gli Amalekiti e i Cananei, e voi cadrete per la spada […] Allora gli Amalekiti e i Cananei che abitavano su quel monte scesero giù, li batterono, e li fecero pezzi fino a Hormah." Noi abbiamo qui esempio di falso pentimento. Essi ritornarono sulla loro decisione pensando che non entrerebbero nella Terra promessa, ma nello stesso tempo essi trasgredivano l'ordine divino decidendo di partire alla conquista del paese. Essi avevano rifiutato di muoversi quando l'Eterno l'aveva ordinato, essi avevano mancato di fede. Per questo fatto, Dio non era più con loro, questo non poteva dunque riuscire, come Mosè l'aveva dichiarato a loro. Essi non avevano alcuna possibilità e coloro che trasgredirono l'ordine divino si fecero tagliare a pezzi.

In Numeri 15, l'Eterno spiega loro il tipo d'offerta che essi faranno quando saranno entrati nella Terra promessa ed Egli aggiunge al versetto 29: "Sia che si tratti d'un nativo nel paese tra i figliuoli d'Israele o d'uno straniero che soggiorna Fra voi, avete un'unica legge per colui che pecca per errore. Ma la persona che agisce con proposito deliberato [quando peccherà in una maniera volontaria, apertamente], sia nativo del paese o straniero, oltraggia l'Eterno; quella persona sarà sterminata di fra il suo popolo." Dio non ha riguardo per nessuno, una stessa legge per tutti. Peccare per ignoranza, vuol dire che non si trasgredisce la legge deliberatamente, in maniera premeditata. Il peccato compiuto volontariamente era quello che si compiva in tutta conoscenza di causa. La morte fisica ne era il risultato, il peccatore non era perdonato. E' ciò che avviene nei versetti da 32 a 36 dove è riferito che un trasgressore volontario del sabato doveva essere lapidato. Con questa sentenza, Dio non permette che un cattivo esempio possa radicarsi nel seno del campo d'Israele. La lapidazione spingeva il popolo ad essere molto attento al rispetto della legge divina.

Ai nostri giorni il cristiano ha la possibilità di pentirsi sinceramente e profondamente. Senza pentimento, egli deve essere allontanato dalla congregazione. E' ciò che l'apostolo Paolo ha fatto in 1 Corinzi 5:1-5. Questa decisione è destinata a spingere il peccatore a pentirsi, poiché egli incorre alla morte eterna.

Infine, ai versetti 37-41, Dio chiede: "Parla ai figliuoli d'Israele e dì loro che si facciano, di generazione in generazione, delle nappe agli angoli delle loro vesti [...] e quando la guarderete, vi ricorderete di tutti i comandamenti dell'Eterno per metterli in pratica." Si trattava di una frangia decorativa destinata a ricordar loro che essi facevano parte del popolo di Dio, che essi dovevano seguirLo e ubbidirGli. Questo non è più necessario ai nostri giorni. L'apostolo Paolo ha scritto in Ebrei 8:10: "E questo è il patto che farò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Io porrò le mie leggi nelle loro menti, e le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo." Egli ha ancora scritto: "E se siete di Cristo, siete dunque progenie d'Abramo; eredi, secondo la promessa" (Gal. 3:29). Il cristiano dunque è la progenie d'Abrahamo, egli diviene un'Israelita spirituale, le leggi sono scritte nel suo spirito, nel suo cuore, egli non ha più bisogno di questo richiamo fisico che erano le frange ai bordi dei vestiti.

Il capitolo 16 menziona la rivolta di Kore, Dathan e Abiram contro Mosè e Aaronne. Essi vollero usurpare l'autorità di Mosè che era stato scelto da Dio. Kore criticò i diritti che Aaronne aveva sul sacerdozio, mentre Dathan e Abiram biasimarono Mosè per non aver condotto il popolo nella Terra promessa. Infatti, questo incidente illustra la tendenza che noi abbiamo di voler rigettare sugli altri gli sbagli che noi commettiamo e di accusarli dei nostri peccati. Ma Dio dimostrò che Mosè e Aaronne erano i Suoi servitori ed Egli puni i ribelli. I versetti 32-33 raccontano che "la terra spalancò la sua bocca e li ingoiò: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Kore e tutta la sua roba. E scesero vivi nel soggiorno dei morti; la terra si rinchiuse su di loro, ed essi scomparvero di mezzo all'assemblea." Dio aveva promesso di fare entrare i piccoli bambini nella Terra promessa (Num. 14:31), ecco perché i figli di Kore non furono inghiottiti dalla terra essi non morirono, come questo è riferito in Numeri 26:11.

Come se questa rivolta non era ancora sufficiente, i versetti 41 a 49 indicano che, "Il giorno seguente, tutta la radunanza dei figliuoli d'Israele mormorò contro Mosè dicendo: Voi avete fatto morire il popolo dell'Eterno. E avvenne che, come la radunanza si faceva numerosa contro Mosè e contro Aaronne." L'Eterno allora fece cadere una piaga sul popolo e "Or quelli che morirono di quella piaga furono quattordicimila settecento."

Kore aveva voluto ridicolizzare il sacerdozio. Ma, per ben mostrare che costoro erano stati scelti da Lui, l'Eterno fece un miracolo chè è riferito in Numeri 17:7-8: "E Mosè ripose quelle verghe davanti all'Eterno nella tenda della testimonianza. E avvenne, l'indomani, Che Mosè entrò nella tenda della testimonianza; ed ecco che la verga d'Aaronne e per la casa do Levi aveva fiorito, gettato dei bottoni, sbocciato dei fiori e maturato delle mandorle." Questa verga fu inseguito posta all'interno dell'arca, come lo conferma l'apostolo Paolo in Ebrei 9:4.

Il capitolo 18 spiega le funzioni dei sacerdoti e dei Leviti. Come essi non dovevano ereditare di alcun terreno in Israele, l'Eterno diede a Aaronne e ai suoi figli tutto quello che era offerto per elevazione, tutto quello che non sarebbe consumato dal fuoco, ed Egli aggiunge ai versetti 11 a 13: "Questo ancora ti apparterrà: i dono che i figliuoli d'Israele presenteranno per elevazione, e tutte le loro offerte agitate; io le do a te, ai tuoi figliuoli e alle tue figliuole con te, per legge perpetua. […] Ti do tutte le primizie che offriranno ch'esse offriranno all'Eterno: il meglio dell'olio e il meglio del mosto e del grano. Le primizie di tutto ciò che produrrà la terra e ch'essi presenteranno all'Eterno saranno tue." Dopo di questo, l'Eterno diede ai figliuoli di Levi ogni decima in Israele per il servizio che essi adempirono, il servizio della tenda di convegno, a carico di loro di prelevarne una decima, una decima della decima. Noi constatiamo che il sacerdozio non era per tutti gli Israeliti, lo stesso come oggi il ministero non è per tutti i cristiani.

Al capitolo 19, è questione dell'acqua di purificazione e della procedura che doveva essere utilizzata per rendere puri gli utensili e colui che era diventato impuro. Il versetto 20 precisa: "Ma colui che divenuto impuro non si purificherà, sarà sterminato di mezzo alla radunanza, perché ha contaminato il santuario dell'Eterno." In 2 Timoteo 2:19-21, l'apostolo Paolo scrive: "Ritraggasi dall'iniquità chiunque nomina il nome del Signore […] De dunque uno si serba puro in quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, atto al servizio del padrone, preparato ad ogni opera buona."

Capitolo 20. Tra Numeri 13:26 e Numeri 20:1, il tempo stabilito da Dio in Numeri 14:27-34 è ormai trascorso e il popolo, la nuova generazione, è ritornata a Kades. Trent'otto anni sono trascorsi da quanto Mosè inviò degli uomini per esplorare il paese di Canaan (Num. 13:1). Tutti questi anni furono ripieni di mormorii, di ribellioni e di morti (Amos 5:25-26; Atti 7:42-43; 1 Cor. 10:10). Però, l'Eterno usa della lealtà verso questa nazione ribelle, come Mosè lo conferma: "Poiché l'Eterno, il tuo Dio, ti ha benedetto in tutta l'opera delle tue mani,t'ha seguito nel tuo viaggio, t'ha seguito attraverso questo deserto; l'Eterno il tuo Dio, è stato teco durante questi quarant'anni, e non t'è mancato nulla" (Deut. 2:7).

Mosè era un uomo molto umile e paziente (Num. 12:3), ma poichè il popolo gli cercava di nuovo delle contese ed era sfinito da tutti questi mormorii, egli non riuscì a controllare la sua ira e non rispettò l'ordine tale che gli era stato dato dall'Eterno. Nei versetti 7 a 11, noi leggiamo: "E l'Eterno parlò a Mosè dicendo: […] e parlate a quel sasso, in loro presenza, ed esso darà la sua acqua […] e Mosè disse loro: Ora ascoltate, o ribelli; vi faremo noi uscire dell'acqua da questo sasso? E Mosè alzò la mano, percosse il sasso col suo bastone due volte, e ne uscì dell'acqua in abbondanza; e la radunanza e il bestiame bevvero. Poi l'Eterno disse a Mosè e ad Aaronne: Siccome non avete avuto fiducia in me per dare gloria al mio santo nome agli occhi dei figliuoli d'Israele, voi non introdurrete questa radunanza nel paese che io le do." Il Salmo 106:32-33 spiega il perché: "Lo provocarono ad ira anche alle acque di Meriba, e venne del male a Mosè per cagione di loro; perché inasprirono il suo spirito ed egli parlò sconsigliatamente con le sue labbra." Mosè aveva usurpato un'autorità che non gli apparteneva, probabilmente in seguito al suo sfinimento di fronte a tanti mormorii. Egli non rispettò l'ordine che gli era stato dato. Questa è la ragione per la quale Dio decise di non lasciarlo entrare nella Terra promessa (Deut. 32:51-52). Qualunque sia la nostra posizione, la nostra età, la nostra autorità, noi dobbiamo tutti sottoporci alle istruzioni divine. Per ciò che concerne il bestiame, vedete il capitolo 11 qui sopra. Questo capitolo 20 inizia con la morte di Maria che è deceduta all'età di 130 anni e termina con la morte di Aaronne all'età di 123 anni.

Il capitolo 21 racconta che il re della città d'Arad, un Cananeo che abitava il mezzogiorno, combattè Israele e condusse dei prigionieri. L'Eterno udì la richiesta d'Israele, e consegnò loro i Cananei e la loro città, tutti furono sacrificati per interdetti, distrussi completamente. Un poco più tardi, Sihon, re degli Amorei, rifiutò non solo agli Israeliti di attraversare il suo paese, ma egli li combattè. Dopo di questo, Og, re di Basan, volle combattere Israele, ma Israele lo colpì a filo di spada, lui è tutto il suo popolo, senza lasciarne scampare uno solo, e s'impossessò del paese, esattamente come aveva fatto con Sihon.

I versetti 4 a 9 spiegano che nello stesso tempo, il popolo aveva parlato contro Dio e contro Mosè. "Allora l'Eterno mandò fra il popolo dei serpenti ardenti [velenosi] i quali mordevano la gente e gran numero d'Israeliti morirono […] E Mosè pregò per il popolo. E l'Eterno disse a Mosè: Fatti un serpente ardente, e mettilo sopra un'antenna; [la Bibbia in francese corrente traduce come segue: "Fatti un serpente di metallo e fissalo su un'antenna e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà scamperà"] e avvenne che, quando il serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, scampava." Questo serpente era una prefigurazione del Signore Gesù Cristo, come questo è indicato in Giovanni 3:14-15: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuolo dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna."

Satana si era avvicinato a Adamo e Eva sotto forma di un serpente. Il serpente divenne dunque l'illustrazione naturale dell'effetto del peccato, e ne è il simbolo (Efes. 2:2; Rom. 8:7). Ma il serpente di cui qui è questione prefigurava il Cristo, che sarebbe elevato sul legno per la remissione dei peccati. L'Israelita che guardava verso questo serpente di metallo conservava la vita ed è lo stesso per il cristiano che si gira verso Cristo. In effetti, l'apostolo Paolo ha dichiarato: "Non fu per lui soltanto [Abrahamo] sta scritto che questo gli fu messe in conto di giustizia, ma anche per noi ai quali sarà così messo in conto; per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a cagione delle nostre offese, ed è risuscitato a cagione della nostra giustificazione" (Rom. 4:23-25). L'apostolo Paolo aggiunge: "Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira" (Rom. 5:8-9). Egli scrive ancora: "Siate riconciliati con Dio. Colui che non ha conosciuto il peccato. Egli l' ha fatto essere peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui" (2 Cor. 5:20-21).

Cosa è divenuto questo serpente di rame? La risposta ci è data in 2 Re 18:4:"[Ezechia] Sopresse gli alti luoghi, frantumò le statue, abbatté l'idolo d'Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto; perché i figliuoli d'Israele gli avevano fino a quel tempo offerto dei profumi; ei lo chiamò Nehushtan [una parola che significa "rame"]".

Al versetto 14, è questione di un "libro delle guerre dell'Eterno". Si tratta di un'opera storica non divinamente ispirata. E' la ragione per la quale non si trova nella Bibbia.

Noi arriviamo ai capitoli 22 a 24 dove è la questione di Balak, re di Moab, e di Balaam. Certi suppongono bene a torto che Balaam era un profeta di Dio. Questo non è esatto! L'apostolo Giuda ha scritto al suo soggetto: "Nella stessa maniera di costoro ed essendo andati dietro a vizi contro natura portando la pena d'un fuoco eterno […] Guai a loro! Perché […] e per amore del lucro si sono gettati nei traviamenti di Balaam" (Giuda 7, 11). L'apostolo Pietro dice di lui: "Lasciata la diritta strada, si sono smarriti, seguendo la via di Balaam, figliuolo di Beor, che amò il salario d'iniquità, ma fu ripreso per la sua prevaricazione: un'asina muta, parlò con voce umana, represse la follia del profeta" (2 Pietro 2:15-16).

Balaam risiedeva in Pethor, una città della Mesopotamia situata vicino alla parte alta dell'Eufrate. Vi era a Pethor un tempio che era un oracolo, un alto piano sacro dove le divinità davano le risposte a coloro che li consultavano. Era dunque un luogo d'interpretazione tenuto da un collegio di sacerdoti, di cui Balaam ne era il principale. Egli era il sommo pontefice, il sommo sacerdote.

Il significato del nome "Balaam" mostra bene che egli si considerava come essendo seduto sul seggio di Nimrod, colui che ha istituito tutte queste religioni pagane alle dottrine misteriose e nascoste, poiché "Balaam" significa "il conquistatore (o il distruttore) dei popoli." Questo è il nome che i Greci diedero a Nimrod. Qualche passaggio delle Scritture mostrano che gli antichi sacerdoti babilonesi, gli indovini e i maghi erano spesso posseduti dai demoni. Balaam egli stesso essendo il loro capo, il loro conquistatore, avrebbe potuto essere facilmente posseduto da Satana il diavolo, che agiva per mezzo di lui, e ne era il suo intermediario. Del resto, avviene a Satana di consultare Dio, come lo confermano i primi due capitoli del libro di Giobbe. Dio permise a Satana d'affliggere Giobbe, specificando quali erano i suoi limiti: Egli doveva risparmiargli la vita.

Balaam era un indovino (versetto 7). Egli parlava di Dio come se Lo conoscesse e, in certe occasioni speciali, chiedeva a Dio di rivelargli la Sua volontà. Non dimentichiamo che i demoni conoscono Dio, anche loro, ed essi tremano (Giac. 2:19). Balaam sapeva chi era Dio ed egli sapeva ugualmente che i suoi poteri erano limitati e che, se Dio pronunciava una benedizione su una nazione, essa era benedetta, ma che, se Egli pronunciava una maledizione, allora la nazione era maledetta. Balaam sapeva che la nazione d'Israele apparteneva all'Eterno e che essa si trovava sotto la Sua protezione. Egli dunque non poteva maledire questa nazione senza l'accordo di Dio.

La reputazione di Balaam era grande. Nel suo libro, Storia antica dei Giudei, Lo storico Flavio Giuseppe scrive: "I Madianiti inviarono questi stessi ambasciatori con dei principali fra loro verso Balaam che era un profeta celebre e un amico (IV, 112). Ecco perché Balak, che aveva visto ciò che Israele aveva fatto agli Amorei, non esitò a inviare a quasi 600 chilometri verso il nord degli anziani carichi di doni e offerte affinché Balaam maledicesse il popolo d'Israele, alfine di distruggerlo (vv. 5-7). Un tale spostamento e delle tali spese non avrebbero trovato la ragione di essere, se Balaam non fosse stato considerato come il più potente indovino della sua epoca.

Invece di rifiutare categoricamente di seguire questi emissari e di maledire Israele, Balaam li invitò a rimanere presso di lui quella notte, perché egli sperava che Dio cambierebbe idea. In questo racconto, noi vediamo l'indovino agire come un politico, che ricerca continuamente il compromesso. Egli cercherà di andare il più lontano possibile nella cattiva direzione, nella speranza di non incorrere all'ira di Dio, che gli aveva detto: "Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché egli è benedetto" (v. 12).

Ritornati nel loro paese, gli anziani fecero il loro rapporto e Balak decise d'inviare dei capi più considerati che i precedenti e in più gran numero (v. 15). Quand'essi si presentarono a Balaam, costui conosceva già la risposta di Dio, essa egli era già stata data nel corso della prima visita. In ogni modo, non era per lui una questione di volere ma di potere, poichè al versetto 18, egli dichiarò: "Quand'anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e d'oro, non potrei trasgredire l'ordine dell'Eterno, del mio Dio." Come molti di coloro che si dicono "cristiani", Balaam considerava l'Eterno come il suo Dio, ma egli non voleva fare la Sua volontà.

Ora, Dio ha autorizzato Balaam a seguire questi emissari e, tuttavia, la sua partenza provocò l'ira di Dio (v. 22). Perché? Poiché Dio aveva dato a Balaam la possibilità di rifiutare tutti i doni e di scegliere l'ubbidienza. Balaam sapeva quale era la volontà di Dio, ma egli era come un bambino che provava di ottenere, in diversi modi, quello che egli voleva avere e sperava che Dio cambiasse idea. Alfine di punirlo, Dio gli permise di andarsene con gli emissari. Avviene a volte che Dio permette a qualcuno di seguire le sue proprie vie. Bisogna fare molta attenzione a questo, poiché il risultato può essere disastroso. Balaam sapeva quello che egli faceva poiché, più tardi, ha riconosciuto di avere peccato (v. 34).

Durante la strada, sopravvenne un avvenimento curioso: un angelo si pose sul suo cammino e si mostrò alla sua asina. All'inizio, Balaam non vide l'angelo, fu per questo che egli colpì l'asina a tre riprese. La parola fu allora data a quest'animale affinché egli potesse spiegarsi con il suo padrone, e fù dopo quest'episodio che l'indovino ha potuto vedere l'angelo. Egli si rese conto che aveva potuto essere ucciso. Quest'angelo dell'Eterno non era altro che l'Eterno Stesso, poiché Balaam Gli si inchinò davanti e si prostrò sul suo viso, quello che non era permesso a un angelo (vv. 22-35).

Il re Balak venne verso Balaam. Essi s'incontrarono sull'estrema frontiera, al limite del territorio, presso il fiume Arnon. Il 23° e 24° capitolo riferiscono le benedizioni d'Israele che ci sono rivelate da Balaam egli stesso. A tre riprese, Balak gli chiese di maledire Israele, ma egli non pronunciò che delle benedizioni, poiché egli non poteva che ripetere le parole che l'Eterno gli aveva messo in bocca.

In Numeri 23:21, parlando d'Israele, Balaam dichiarò: "L'Eterno il suo Dio, è con lui." Dicendo questo, egli riconosce che l'Eterno non è il suo Dio e, al versetto 23, egli riconosce la sua impotenza affermando: "In Giacobbe non v'è magia, in Israele, non v'è divinazione." E per mettere il colmo all'ira del re Balak, questo grande capo religioso pagano aggiunse queste parole che l'Eterno mise nella sua bocca e che si rivolgono al popolo di Dio. Noi li troviamo in Numeri 24:9: "Maledetto chiunque ti maledirà." Come dire: "Se tu, re Balak, tu persisti a reclamare la maledizione su questo popolo, questa maledizione finirà per abbattersi su di te, come anche essa si abbatterà su chiunque ne chiede altrettanto."

Prima di lasciare il re Balak, Balaam gli spiegò come fare per sbarazzarsi d'Israele. In effetti, l'apostolo Giovanni si rivolse alla Chiesa di Pergamo in questi termini: "Ma ho alcune cose contro di te: cioè, che tu hai quivi di quelli che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balak a porre un intoppo davanti ai figliuoli d'Israele inducendoli a mangiare delle cose sacrificate agli idoli e a fornicare" (Apoc. 2:14). Balaam aveva insegnato al re Balak ciò che egli doveva fare affinché i figliuoli d'Israele vengano da se stessi per fare ricadere la maledizione che era su loro. Egli sapeva che, se il popolo cominciava a peccare, verrebbero automaticamente sotto la maledizione del peccato.

Balaam era avido di denaro, egli desiderava una ricompensa, un salario, come l'ha scritto l'apostolo Giuda, e, a causa di questo, egli commise un peccato spingendo volontariamente gli altri a trasgredire la legge. Egli fece capire a Balak che, se chiedeva alle più belle donne del suo regno di sedurre i giovani israeliti, quand'esse li avrebbero presi in trappola, esse non avrebbero più difficoltà per portarli a praticare i diversi costumi religiosi dei Moabiti.

I versetti da 1 a 3 del capitolo 25 danno il seguito di questa storia: "Or Israele era stanziato a Sittim, e il popolo cominciò a darsi alla impurità con le figliuole di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dei, e il popolo mangiò e si prostrò dinanzi agli dei di quelle. Israele so unì a Baal-Peor, e l'ira dell'Eterno s'accese contro Israele." Coloro che si sottomisero a queste pratiche idolatre pagane furono impiccati (vv. 4-5). Questo peccato era divenuto così comune fra il popolo che un uomo dei figliuoli d'Israele condusse con cinismo, nella sua tenda e alla vista di tutti, una donna madianita. Un Levita li seguì, prese una lancia e li trafisse tutti e due, questo mise fine alla piaga che Dio aveva portato. Questa piaga fece morire un totale di ventiquattromila persone, ma questo avvenne in parecchi giorni (vv. 6-9). In 1 Corinzi 10:8, l'apostolo Paolo ha scritto: "onde non fornichiamo come taluni di loro fornicarono, e caddero, in un giorno ventitremila persone."

Al capitolo 26, l'Eterno chiede un nuovo censimento di tutta l'assemblea dei figliuoli d'Israele, dal l'età di vent'anni e in su, ciò che dà la cifra di seicento e un mila settecentotrenta persone. Questo secondo censimento permise di avere una vista equa per la divisione del paese.

Al capitolo 27, l'Eterno permette delle figlie non avendo dei fratelli potessero ottenere l'eredità del loro padre, a condizione che esse sposino qualcuno della loro tribù. Dopo di questo, Dio mostra a Mosè la Terra promessa nella quale egli non entrerà e Giosuè è scelto per succedergli e per fare entrare il popolo in questa terra.

Ai capitoli 28 e 29, l'Eterno dà degli ordini per i diversi sacrifici che devono essere adempiuti nel tempo fissato.

Il capitolo 30 spiega la responsabilità di colui o colei che fà un voto. Il voto non deve essere preso alla leggera, questa è una promessa fatta a Dio per la quale una persona si lega per un atto, un servizio o una condizione. L'uomo è legato con il suo voto, mentre la giovane ragazza può esserne sciolta dal padre, se egli la disapprova il giorno stesso in cui ne prende conoscenza. Se si tratta di una donna sposata, essa potrà esserne sciolta, sotto le stesse condizioni, dal marito. Mentre, una donna vedova o divorziata è legata dal suo voto. Nel Nuovo Testamento, il cristiano fa un voto "eterno", un patto "eterno", e questo non deve essere preso alla leggera. Quando a prestare giuramento, il Cristo chiede di non farlo (Matt. 5:33-37).

Al capitolo 31, è chiesto al popolo di vendicarsi dei Madianiti e d'eseguire la vendetta dell'Eterno. Sono loro che avevano incitato il popolo a prosternarsi davanti ai loro dei e Israele a unirsi a Baal-Peor. Questo mostra al popolo come bisogna trattare il peccato e la sua causa: bisogna eliminarlo. Questo si deve anche fare nella vita del cristiano. I versetti da 7 a 10 informano che: "Essi marciarono dunque contro Madian, come l'Eterno aveva ordinato a Mosè, e ucciderò tutti i maschi. Uccisero con tutti gli altri, il re di Madian Evi, Rekem, Tsur, Hur e Reba: cinque re di Madian; uccisero pure con la spada Balaam, figliuolo di Beor. E i figliuoli d'Israele presero prigioniere le donne di Madian e i loro fanciulli, e predarono tutti il loro bestiame, tutti i loro greggi e ogni loro bene." Noi constatiamo al versetto 16 che era bene Balaam che aveva consigliato il re Balak sull'incidente di Peor. Balaam dunque non era un uomo di Dio. La sua fine non fu quella dei giusti come egli sperava (Num. 23:10), ma perì per spada (Num. 31:8), poiché egli aveva voluto condurre il popolo verso l'adulterio spirituale.

Il capitolo 32 spiega che Ruben, Gad e la mettà della tribù di Beniamino chiesero di potersi installare all'est del Giordano, nel paese di Galaad che conveniva bene ai greggi. Questo fu loro accordato, a condizione d'aiutare le altre tribù a conquistare il paese di Canaan.

Il capitolo 33 dà una retrospettiva di quello che fu il cammino dei figliuoli d'Israele dopo la loro uscita dall'Egitto fino al loro arrivo nelle pianure di Moab. Questo itinerario non è completo, se noi lo paragoniamo con il libro dell'Esodo.

Il capitolo 34 descrive i limiti del paese di Canaan così come le istruzioni per la divisione del paese che diventerà la loro eredità. Quest'eredità non è un diritto, ma è Dio che la dà a loro. Il mare Salato, è il mare Morto; il grande mare è il Mediterraneo.

Al capitolo 35, è questione delle 48 città che saranno accordate ai Leviti. Fra queste città, sei dovevano servire da rifugio per i criminali che avevano ucciso involontariamente. Essi erano così momentaneamente al riparo del vendicatore di sangue; codesto era la persona più vicina di sangue di colui che era stato ucciso.

Il capitolo 36, l'ultimo capitolo di questo libro, spiega le ragioni per le quali le figlie che ereditano dal loro padre, come fù il caso per le figlie di Tsefchad, dovevano trovare un marito fra gli uomini della loro tribù.

Dio aveva veramente previsto tutto affinché la Sua promessa di fare entrare il Suo popolo nella terra che Egli aveva promesso a Abrahamo potesse adempiersi.