LE DUE LEGGI!

L'apostolo Paolo non era convertito al momento quando Gesù Cristo compiva il Suo ministero sulla terra. Tuttavia, fu insegnato direttamente da Lui, come Egli lo conferma nel primo capitolo della sua lettera ai Galati (Galati 1:11-12).

Paolo è sovente citato da coloro che affermano che non è più necessario di osservare le leggi divine. Sarebbe andare contro le parole di Gesù che ha affermato: "Non credete che io sono venuto per abolire la legge e i profeti; io sono venuto NON per abolire ma per compire" (Matteo 5:17).

Questa parola "compire" è tradotta dal greco "pleroo" che ha il senso di completare, di perfezionare. Cristo ha compiuto la legge, Egli l'ha completata, perfezionata, aggiungendo lo spirito della legge che voi scoprirete nel capitolo cinque dell'Evangelo di Matteo, alla lettera della legge che, essa, è descritta nell'Antico Testamento.

Sessanta anni dopo la morte di Gesù, l'apostolo Giovanni dà una definizione esatta del peccato. Egli scrive: "Chi fa il peccato commette una violazione della legge; il peccato è la violazione della legge" (I Giovanni 3:4). Dopo tutti questi anni trascorsi, se veramente la legge è abolita, Giovanni deve saperlo.

Venticinque anni dopo la morte di Cristo, Paolo scrive: "Ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione" (Romani 4:15). Come dire: Se la legge è abolita, se essa non esiste più, non vi è più peccato.

Egli aggiunge: "Ma il peccato non è imputato quando non vi è legge" (Romani 5:13). Nessuno può essere accusato di peccato, se non c'è legge.

Egli prosegue: "Senza la legge il peccato è morto" (Romani 7:8). Se la legge è abolita, il peccato è morto, esso non esiste più. Per conseguenza noi non abbiamo più bisogno del Salvatore. In effetti, il Salvatore è necessario per colui che pecca, che trasgredisce la legge.

Se oggigiorno l'uomo ha ancora bisogno del Salvatore, è perchè Egli trasgredisce sempre una legge che non può essere stata abolita. Paolo ha d'altronte scritto: "Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio" (Romani 3:23).

Sono dunque Gesù e Paolo che hanno ragione e non coloro che insegnano che questa grande legge eterna è abolita. Oggigiorno ancora, non è sparito un solo iota o un solo tratto di lettera (Matteo 5:18).

Noi possiamo dunque concludere che le denominazioni che si attribuiscono una etichetta cristiana, affermando che la legge è abolita, fanno del nostro Salvatore un bugiardo. Esse inducono la gente in errore e non sono condotti dallo Spirito della verità!

Tutto questo non ci sarebbe se ognuno si mettesse a leggere le Scritture per ricercarne la volontà di Dio e metterla in pratica, invece di cercare un Dio "su misura".

Quando il popolo d'Israele è arrivato al piede del monte Sinai, l'Eterno gli parlò dall'alto della montagna e gli ricordò i dieci comandamenti che esistevano da molto tempo poiché già Abrahamo li osservava (Genesi 26:5).

Ma un'altra legge che essa era temporanea, fu data più tardi, un anno dopo l'uscita dall'Egitto quando il tabernacolo fu finito. Si tratta della legge dei sacrifici (Esodo 40:34 e Levitico 1:1).

I sacrifici dovevano frenare il popolo e farlo riflettere prima di commettere una trasgressione. In effetti per offrire un sacrificio, era necessario avere:

1. qualcuno che offre il sacrificio;
2. un sacerdote;
3. una vittima per il sacrificio.

Questi sacrifici erano una prefigurazione del sacrificio supremo del nostro Salvatore, che Lui solo ha adempiuto queste tre condizioni.

1. Gesù ha offerto il sacrificio, Egli si è offerto volontariamente;
2. Gesù è e rimane il Grande Sommo Sacerdote;
3. Gesù è stato la vittima per il sacrificio.

Colui che offriva l'olocausto doveva fornire lui stesso l'animale, sgozzarlo, scuoiarlo completamente, tagliarlo a pezzi e infine lavare con dell'acqua le viscere e le zampe (Levitico 1:3-6).

Tutto questo lavoro non era un piccolo affare. Esso necessitava un duro lavoro fisico! Vi immaginate voi di effettuare tutto questo lavoro con un vitello o anche con un toro?

Il Nuovo Testamento fa spesso menzione delle opere, ma quando è questione di "opere della legge", si tratta di quelle che richiedevano degli sforzi fisici, degli sforzi necessari per il sacrificio.

Ma ritorniamo a Paolo. L'apostolo Paolo ha incontrato molte persone che avevano l'abitudine di offrire dei sacrifici o che venivano ad imparare, a torto, quello che dovevano offrirne.

Leggiamo ciò che scrive nella sua lettera ai Galati per fare comprendere loro che i sacrifici non sono più necessari: "Che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede i Cristo Gesù (...)" (Gal. 2:16).

Paolo prosegue sul soggetto delle opere della legge dei sacrifici nei versetti seguenti fino a che egli scrive: "Che cos'è dunque la legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, finché venisse la progenie (...)" (Gal. 3:19).

Questa legge che è stata data in seguito, imposta più tardi, è la conseguenza logica del peccato, delle trasgressioni commesse contro la grande legge eterna, è la legge dei sacrifici.

Essa è stata data un anno dopo l'uscita dall'Egitto ed essa doveva essere imposta, fino quando venne la posterità. Questa posterità è Cristo, che Si è offerto una volta per tutte (Ebrei 10:14) e che ha messo fine a questi sacrifici, poiché Egli era il sacrificio perfetto, il sacrificio supremo.

L'Eterno ha ispirato il profeta Geremia a scrivere: "Poiché io non parlai ai vostri padri e non diedi a loro alcun comandamento, quando li trassi fuori dal paese d'Egitto, intorno ad olocausti e sacrifici" (Geremia 7:22).

La legge dei sacrifici è stata data un anno dopo l'uscita dal paese d'Egitto. Mosè ha scritto: "Il primo giorno del primo mese del secondo anno (il secondo anno dopo l'uscita dall'Egitto), il tabernacolo fu eretto (...). Allora la nuvola coprì la tenda di convegno, e la gloria dell'Eterno riempì il tabernacolo (...). L'Eterno chiamò Mosè e gli parlò dalla tenda di convegno (...)" (Esodo 40:17, 34, Levitico 1:1).

E' a patire da questo momento che Mosè ricevette le istruzioni per gli olocausti e i sacrifici. Leggete l'ultimo capitolo del libro dell'Esodo e il primo capitolo del Levitico. Se si incoraggiassero i "cristiani" a interessarsi all'Antico testamento, essi imparerebbero molte cose.

Noi non siamo salvati per le nostre opere, e neanche per le "opere della legge" che sono i sacrifici di animali, ma unicamente per la fede in Cristo.

Nel nono capitolo della sua epistola ai romani, Paolo spiega che Israele cercava una legge di giustizia, una legge che renderebbe il popolo giusto ai suoi propri occhi. E aggiunge qualche versetto più in basso: "Poiché il termine della legge è Cristo, per essere giustizia ad ognuno che crede" (Romani 10:4). Ben sovente, ci si serve di questo versetto e di molti altri, per tentare di provare che la legge è abolita, ma non è quello che Paolo scrive.

In questo passo, la parola "fine" è tradotta da "Telos" che significa "fine" o "meta". E Cristo è la fine della legge dei sacrifici, Egli era la meta dei sacrifici di animali che erano una prefigurazione del Suo sacrificio perfetto e supremo.

Sempre parlando della legge dei sacrifici, Paolo aggiunge ancora: "Talché la legge è stato il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo" (Galati 3:24-25).

Un pedagogo è una persona che insegna i bambini. Questa legge dei sacrifici ha insegnato l'obbedienza fino al sacrificio di Cristo. Dopo la morte di Cristo, questa legge non è più in vigore, ma la lezione rimane da imparare.

Scrivendo ai Giudei convertiti al cristianesimo di Giudea, Paolo scrive: "Esso è una figura per il tempo attuale, conformemente si offrono doni e sacrifici che non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che rende il culto, poiché si tratta solo di cibi, di bevande e varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo della riforma (fino alla morte di Cristo)" (Ebrei 9:9-10).

Paolo ha ancora aggiunto: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi" (Galati 3:13).

Quale è questa maledizione? Paolo ha scritto: "Il salario del peccato è la morte" (Romani 6:23).

E' la morte, la morte eterna che è la maledizione che pesa su tutti i peccatori. Ma Cristo ha preso questa maledizione su Lui. Egli è morto al nostro posto.

Romani 6:14 diventa adesso molto chiaro: "Perché il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia".

La maledizione, la condanna incorsa dai peccati commessi, e senza potere contro colui che si è pentito e che decide di vivere secondo la legge tale che essa è rivelata nella Parola di Dio. Allora, dopo il suo pentimento, la sua conversione e il suo battesimo, non è più senza legge, sotto la maledizione della legge, nell'attesa della morte eterna. Egli è sotto la grazia!

Sarebbe da allora, libero di vivere nel peccato? La risposta è NO ben'inteso!

Poiché Cristo è morto al nostro posto, tutto quello che noi abbiamo da fare è di vivere in conformità con questa grande legge d'amore.

E il consiglio che ci dà Paolo: "Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze" (Romani 6:12).

E aggiunge: "Poiché non quelli che ascoltano la legge sono giusti dinanzi a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati" (Romani 2:13).

Paolo dava peso alle sue parole. Egli non scrive qualcosa in una lettera, per scrivere il contrario in un'altra lettera.

Sì, una legge è bel e bene stata abolita. Si tratta unicamente della legge dei sacrifici e niente altro.