COLOSSESI 2:16-17

Avete voi già notato che il passaggio più spesso citato per demolire l'osservanza delle feste annuali dell'Eterno come pure i sabati settimanali prova, al contrario, che queste feste settimanali e annuali menzionate in Levitico 23 e date a perpetuità, erano ancora osservate nel Nuovo Testamento?

La città di Colosse era conosciuta per la sua comunità ascetica. Gli asceti si rifiutavano alle gioie della vita. Essi avevano una religione austera ed essi mortificavano il loro corpo nello scopo di purificare la loro anima. Essi praticavano sovente il digiuno. Certi erano vegetariani, rifiutando anche di mangiare delle carni pure che Dio ha creato per l'uomo. Secondo le loro credenze, l'assorbimento del vino era un'abominazione.

Alfine di conservare ogni membro della loro comunità in questa via, essi esercitavano una pressione sociale e istituirono delle leggi, che oggigiorno dimorano ambigue.

Queste credenze ascetiche pagane erano comunemente chiamate "filosofie" per i pagani. E' questo nome che utilizzava Paolo: "Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi la sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo" (Colossesi 2:8).

In questo versetto, Paolo non parla della legge divina ma dei pagani che si appoggiano sulla tradizione degli uomini, sui rudimenti, le credenze del mondo e non su Cristo.

Paolo condanna questo modo di agire e mette i membri di Colosse in guardia contro esse.
A quell'epoca, la filosofia era una dottrina che affermava, fra altro, che si poteva pagare l'ammenda dei propri peccati, rigettando i piaceri del corpo.

Questa dottrina, introdotta dai filosofi pagani, rigettava la necessità di un Salvatore.

All'epoca della Chiesa di Colosse, i seguaci di questa filosofia erano degli asceti rigorosi. Il loro modo di vivere era l'opposto di quella degli epicurei che, essi, amavano i piaceri e si davano ai peccati della carne, avendo come motto: "Mangiamo e beviamo, poiché domani moriamo" (I Cor. 15:32). Si tratta del famoso motto "Carpe Diem".

I greci pagani a Colosse respingevano questo motto poiché erano degli asceti convinti! Essi giudicavano severamente i loro vicini cristiani per il minimo scarto alla linea di condotta ascetica.
Essi disprezzavano di vedere i cristiani mangiare liberamente delle carni, delle carni pure, non delle carni impure, essi non amavano di vedere i cristiani bere moderatamente del vino, o osservare dei sabati settimanali come anche dei sabati annuali.

Ecco perché Paolo scrive: "Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati" (Colossesi 2:16).

Paolo si rivolge a dei pagani convertiti al cristianesimo, coloro che si chiamano gentili. Questi gentili erano giudicati nei loro dintorni, dai loro vicini, dai loro amici e forse anche dai loro congiunti, perché essi seguivano l'esempio lasciato da Cristo.
Essi erano giudicati perché consideravano "santi" i giorni santificati da Dio! I veri cristiani moderni non sono pure loro, giudicati e criticati perché osservano le feste dell'Eterno?
Non sono essi giudicati e criticati perché rigettano le feste pagane di questo mondo: L'Assunzione, il Natale, e tante altre feste che non hanno alcuna origine biblica?

Questi cristiani di Colosse erano giudicati, criticati perché essi osservavano sempre le feste e i sabati. Sappiate che le parole "al soggetto di" sono tradotti dal greco "meros", che significa: per dividere di (...), per l'osservanza di (...), per il rispetto di (...).

Comprendete bene che scrivendo: "Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati (...)", Paolo non ha abolito i giorni santificati da Dio, né le Sue feste settimanali, e neanche le Sue feste annuali, contrariamente a quello che molti suppongono.

Prendiamo la pena di riflettere! E' logico che Paolo abbia raccomandato ai Corinti di celebrare le feste come noi lo constatiamo nella sua prima epistola, dove scrive: "Celebriamo dunque la festa!" (I Corinzi 5:6-8)? Si tratta qui della festa dei pani azzimi.

Dopo una tale raccomandazione, come potrebbe scrivere il contrario ai Colossesi? Questo non avrebbe alcun senso!

E pretendendo che è il caso, la maggioranza delle chiese fanno dell'apostolo Paolo un uomo che tiene dei propositi incoerenti. Nondimeno, l'epistola ai Colossesi è così semplice, essa è così facile a capire (...) a condizione che si lasci interpretare da se stessa.

Paolo dice semplicemente: "Che nessuno vi giudichi!" Vuol dire con questo che Dio ha abolito tutte queste cose? Assolutamente NO! Giudicare non è abolire! E scrivendo: "Che nessuno vi giudichi al soggetto (...) di una festa o di un sabato", Paolo conferma che la Chiesa che è a Colosse osserva bene le feste annuali e i sabati settimanali.

Vi ricordiamo che questa epistola è stata scritta verso l'anno 66, cioè a dire 35 anni dopo la morte di Gesù.

Ma perché Paolo raccomanda ai cristiani di Colosse, di non lasciare nessuno per giudicarli su certi punti? Perché è Dio che giudica. E il Suo giudizio è basato sulla Sua Parola, la Sua legge, e non su delle filosofie umane. Allora, cosa importa ciò che pensano gli uomini, quello che Dio raccomanda di fare è molto più importante.

E parlando di Cristo, Paolo aggiunge: "Avendo cancellato l'atto accusatore scritto in precetti, il quale ci va contrario; e quell'atto ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce" (Colossesi 2:14).

Di quale atto si tratta? "Gli atti di cui le ordinanze ci condannano" sono tradotti dal greco "CHEIROGRAPHON TOIS DOGMASIN". Essa significa una nota di creanza manoscritta stabilendo una lista delle somme prestate, un riconoscimento dei debiti, un impegno, un obbligo. Tutto come sulla lavagna al ristorante.

L'atto è dunque una nota manoscritta per la quale si riconosce che il denaro è stato prestato e, per conseguenza, deve essere rimborsato. E' dunque un riconoscimento del debito. Non dimentichiamo che tutti, noi abbiamo un debito verso Dio, a causa dei nostri peccati. E' là il senso di queste parole.

Cosa avevano fatto i Colossesi per avere un debito verso Dio? Il versetto 13 ci dice che avevano commesso delle offese. Tuttavia, Cristo aveva fatto loro la grazia cancellando il loro debito contratto allora che vivevano nel paganesimo, lasciandosi trascinare dai loro dogmi, come l'immortalità dell'anima che è la base dell'ascetismo.

La loro riconoscenza del debito è ormai cancellata perchè Gesù Cristo è stato inchiodato sulla croce, Egli ha portato i loro peccati e, quando Egli ha sparso il Suo sangue morendo al loro posto, Egli ha allora cancellato i peccati di cui si erano pentiti, pagando Lui stesso, con la Sua propria vita, l'ammenda di cui erano debitori.

L'annullamento del loro debito non fu possibile che dopo il pentimento e la loro conversione. Essi hanno dovuto cambiare vita, non più vivere nella trasgressione della legge, che è la via del peccato. Essi hanno dovuto sottomettersi alla legge divina.

Quello che è stato cancellato sono unicamente i peccati commessi e l'ammenda a cui erano legati. Niente altro! Il passaggio seguente ce lo conferma: "Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati" (Atti 3:19).

"O Dio, secondo la tu benignità; secondo la moltitudine delle tue compassioni, cancella i miei misfatti" (Salmo 51:3).

"Nascondi la tua faccia dai miei peccati, e cancella le tue iniquità" (Salmo 51:11).

"Io, io sono quello che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni, e non mi ricorderò più dei tuoi peccati" (Isaia 43:25).

L'atto che è stato cancellato, che è stato inchiodato sulla croce, è la lista dei loro peccati, è il loro riconoscimento del debito. Non si tratta in nessun modo dei dieci comandamenti, né della legge data a Mosè. E' questione dell'atto dove le ordinanze le condannavano.

Di quale ordinanza si tratta? Paolo ci dà la risposta: "Se siete morti in Cristo agli elementi del mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: Non toccare, non assaggiare, non maneggiare (cose tutte destinate a perire con l'uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini? Quelle cose hanno, è vero, reputazione di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà, e di austerità nel trattare il corpo; ma non hanno alcun valore e servono solo a soddisfare la carne" (Colossesi 2:20-23).

Come nella maggiore parte delle sue lettere, Paolo risponde qui a una o più domande precise che a lui gli sono poste. L'epistola ai Colossesi, si rivolge ai cristiani che, prima della loro conversione, erano degli antichi asceti, tratta delle mortificazioni, delle penitenze, della castità, basate su delle ordinanze e delle dottrine della filosofia, che portano alla perdizione e non al perdono.

Dopo aver scritto: "Nessuno vi giudichi (...) sul soggetto di una festa (...) o di sabati", Paolo aggiunge: "Che sono ombra che dovevano avvenire; ma il corpo è Cristo" (Colossesi 2:16-17).

Questa piccola frase è meglio tradotta per: "Questa è ombra di cose che dovevano avvenire". Il sabato settimanale è un memoriale della creazione, ma è anche una prefigurazione, l'ombra del millennio che inizierà quando Cristo ritornerà sulla terra. Paolo lo conferma in Ebrei 4:9.

Paolo dice: "Il corpo è Cristo". Egli fa riferimento qui alla Chiesa. Paolo, che ha spiegato a più riprese che il corpo è la Chiesa (Colossesi 1:18, Efesini 1:23 e 5:23), vuole far capire ai Colossesi che nessuno ha il diritto di giudicare il loro modo di vivere, se non la Chiesa che è il corpo di Cristo e che basa il suo giudizio sulla Parola di Dio.

La fine del versetto avrebbe dovuto essere tradotto per: "Che nessuno vi giudichi (...) ma che il corpo di Cristo lo decide".

Come voi lo constaterete, se noi prendiamo la pena di esaminare tutte le lettere di Paolo, se noi consideriamo il suo contesto, noi comprendiamo chiaramente il messaggio che Paolo rivolge ai Colossesi.