UNA DISTINZIONE TRA I GIORNI (Romani 14)


Qualche settimana fà vi ho parlato del giorno di riposo, il sabato istituito da Dio per l'uomo. Un uditore mi ha scritto su questo soggetto per fare notare che esistono dei passi biblici che condannano il riposo del sabato. "Ci sono anche", aggiunge, dei versetti che non ho citato, nel quale l'apostolo, Paolo lascia al cristiano la scelta sul giorno di riposo". Egli cita Romani 14:5-6.

Esaminiamo questo capitolo citato da questo uditore e vediamo quello che Paolo ci spiega.

Nella sua lettera ai Romani, Paolo spiega chiaramente che la legge è sempre in vigore. Noi non dobbiamo confonderla con la legge dei sacrifici, che, essa è momentaneamente messa da parte.

Paolo scrive: "Poiché non sono quelli che ascoltano la legge che sono giusti dinanzi a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati" (Romani 2:13).

Per essere giustificato, il cristiano non deve dunque accontentarsi di ascoltare quello che dice la legge, egli deve viverla, cioè a dire metterla in pratica.

Paolo prosegue scrivendo: "Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia, anzi, stabiliamo la legge" (Romani 3:31).

La fede non annulla dunque la legge, essa non l'annulla. Al contrario, essa conferma la sua validità. E per causa! Questa legge è eterna come lo conferma il Salmo 119.

Per ben comprendere le epistole di Paolo, è a volte necessario di sostituire certe parole, per le sue definizioni bibliche. Prendiamo l'esempio del peccato. La Bibbia definisce il peccato come essendo la trasgressione della legge (I Giovanni 3:4).

Sostituiamo la parola "peccato" con "trasgressione della legge", poichè è la definizione che la Bibbia dà. Facendo questo, voi potrete comprendere meglio il pensiero di Paolo.

"Che diremo dunque? Rimarremo noi nel peccato onde la grazia abbondi? Così non sia. Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?" (Romani 6:1-2).

E' dunque molto chiaro che se noi viviamo in conformità con la legge divina, noi non la trasgrediamo poichè noi eliminiamo il peccato dalla nostra vita.

E Paolo aggiunge: "Non regni dunque il peccato (che è la trasgressione della legge) nel vostro corpo mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze" (Romani 6:12).

Egli scrive ancora: "Ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione" (Romani 4:15). E anche: "Poiché senza la legge il peccato è morto" (Romani 7:8).

La legge è sempre dunque di applicazione. Essa è stata stabilita da Dio per l'uomo e nessuno ha il diritto di cambiarla, né di abolirla. Paolo lo sapeva, poiché se la legge è abolita, allora il peccato è morto, esso non esiste più, quello che è lontano, ben lontano da essere la realtà.

Quando Paolo dichiara in Romani 2:29 che la circoncisione fisica diventa quella del cuore, è cambiato qualcosa alla legge? Numerosi sono coloro che lo pensano! Eppure, Paolo non porta nulla di nuovo, e menziona semplicemente quello che si trova nell'Antico Testamento e che voi potrete leggere in Deuteronomio 10:16 e 30:6.

Cosa Paolo voleva dire da quello che scriveva in Romani 6:14: "Perché il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia".

Ricordatevi che tutti gli uomini, tutti senza eccezione, Gesù messo a parte ben inteso, hanno peccato (Romani 3:23). Ricordatevi ugualmente che il salario del quale è debitore colui che ha peccato, trasgredito la legge, è la morte eterna (Romani 6:23).

Ma da quando Cristo è morto al nostro posto, l'ammenda che noi dovevamo pagare è stata pagata. Non Dovremo più pagare l'ammenda della morte che la legge esigeva da noi in seguito alle nostre trasgressioni. Per conseguenza, noi ci troviamo sotto la grazia, noi siamo graziati.

Possiamo noi dimenticare la legge per tanto? Possiamo noi continuare a trasgredirla vivendo nel peccato?

Se un individuo condannato alla pena capitale per il suo crimine vede, il re o il presidente del suo paese, che gli accorda la grazia, questo criminale è assolto dall'ammenda che la legge esigeva da lui.

Ma pensate voi che questa grazia lo autorizza a ricominciare gli stessi crimini? La risposta è NO evidentemente! La grazia è un favore e la legge ritiene tutta la sua autorità.

D'altronte, se noi continuiamo a vivere nel peccato, se noi continuiamo a trasgredire la legge di Dio, Cristo non vivrà la Sua vita in noi e i nostri peccati continueranno a separarci da Dio. Essi romperebbero la linea di comunicazione tra Dio e noi (Isaia 59:1-2).

Tutto questo deve aiutarci a comprendere che Paolo non abolisce la legge né la cambia. Egli non cambia il giorno di riposo. Il padrone del sabato, è Cristo (Marco 2:28).

Esaminiamo adesso il 14° capitolo dell'epistola di Paolo ai Romani. Per ben capirla, noi non dobbiamo dimenticare che Paolo scrive a della gente convertita, non avendo ancora una conoscenza perfetta, poiché non avevano delle assemblee regolari, non hanno dei "ministri" o dei "pastori". Se ne era il caso, Paolo li avrebbe nominati come egli ha fatto in altre epistole.

Ecco perché questi nuovi membri hanno ancora delle divergenze di opinioni sul soggetto di qualche costume pagano, e che non arrivavano a sbarazzarsene, rifiutandosi sempre di mangiare della carne in certi giorni della settimana.

Si vendevano ugualmente delle carni che erano state sacrificate agli idoli e questo turbava le loro coscienze. Ma questo capitolo non parla del quarto comandamento che tratta del riposo settimanale, e neanche mette in causa le carni impure riprese da Levitico 11, che non sono state create per nutrire gli uomini.

Infine, sappiate che all'epoca dell'apostolo Paolo molti membri incontrarono dei problemi, poiché abbandonavano le loro antiche credenze pagane per venire alla verità.

Lo stoicismo e l'ascetismo erano molto sparsi nel mondo greco e romano, si considerava il piacere, anche il piacere sano come un peccato e in certi giorni della settimana, era questione di mortificazione.

Bisognava conformarsi? Vediamo la risposta di Paolo: "Quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo, ma non per discutere opinioni. L'uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l'altro, che è debole mangia dei legumi. Che colui che mangia di tutto, non sprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto, non guidichi colui che mangia di tutto; perché Dio l'ha accolto" (Rom. 14:1-3).

Come è il caso in tutto questo capitolo, si tratta di una questione di nutrimento. Noi ci troviamo qui di fronte a due categorie di persone. Certi cristiani mangiavano di tutto e altri non mangiavano di tutto.

Rimanevano dunque certe superstizioni, come nella Chiesa di Corinto. Paolo ha ugualmente scritto loro su questo soggetto senza rimettere in causa, ben inteso, la questione delle carni pure e impure.

Passiamo a Romani 14:5: "L'uno stima un giorno più di un altro; l'altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente".

Notate che Paolo non dice che DIO fa una distinzione fra i giorni e che DIO li stima tutti uguali. E' qui il caso di quello che certi uomini pensano e non di quello che DIO dice. Questo versetto non tratta del sabato! E aggiungendo: "Sia ciascuno convinto nella propria mente", Paolo non da licenza di credere a quello che si vuole su qualunque altro soggetto.

I pagani avevano stabilito dei giorni magri e dei giorni grassi, non mangiavano la carne in certi giorni, come a una cinquantina d'anni fà la maggioranza della gente nei paesi cattolici non mangiava la carne il venerdì, soprattutto il venerdì santo.

Però, certi cristiani della Chiesa situata a Roma, che erano deboli nella fede, si agganciava ancora a queste superstizioni, a quelle credenze che non sono bibliche.

Paolo aggiunge: "Chi ha riguardo al giorno (è una questione alimentare e non per il sabato) lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto (sotto inteso di tutto, come lo fanno notare molti commentari biblici), lo fa per il Signore, poiché rende grazie a Dio; e chi non mangia di tutto (di tutto, che elimina carne e vino come Paolo lo spiega più avanti), fa così per il Signore e rende grazie a Dio" (Romani 14:6).

Colui che considera certi giorni come essendo dei giorni magri, se lo fa ancora, nella sua debolezza momentanea, è per il Signore che lo fa, egli non trasgredisce la legge agendo così, egli crede di piacere a Dio distinguendo tra i giorni.

Ed è la stessa cosa per colui che mangia di tutto, poiché anche lui lo fa rendendo grazie a Dio. Non è però la questione di rendere grazie per delle carni che Dio ha sempre considerate impure, improprie all'alimentazione dell'uomo.

Ben inteso, noi non leggiamo qui l'autorizzazione di trasgredire la legge stabilita per la salute poiché se essa era ben applicata, l'uomo resisterebbe meglio alle malattie e alle epidemie.

Paolo prosegue al versetto 21: "E' bene non mangiare carne, né bere vino, né far cosa alcuna che possa essere di intoppo al fratello".

Alla stessa epoca Paolo conferma queste parole ai Corinti dicendo che se un alimento scandalizza un fratello, egli non ne deve mangiare. Mangiamo tutto quello che Dio autorizza, senza essere una pietra d'intoppo per colui che è ancora debole nella fede. Ecco il messaggio di Paolo in questo capitolo.

In Romani 14, la parola "mangia" è utilizzato 12 volte, la parola "alimento" 3 volte e la parola "mangiare" 2 volte. Non è dunque la questione del sabato, come il mio uditore lo pensa. Esaminiamo sempre il contesto, è così che noi eviteremo di fare dire alla Parola di Dio quello che essa non dice.


L'EPISTOLA AI GALATI E IL SABATO

Certi uditori mi scrivono per domandarmi di risponder loro su certi passaggi dell'epistola ai Galati, che sembra opporsi all'osservanza del sabato nel corso del 7° giorno della settimana, cioè a dire il sabato.

La prova, mi docono, risiede in quello che Paolo scrisse nella sua epistola ai Galati dove li rimprovera di osservare i giorni, i mesi, i tempi e gli anni. Noi non saremmo dunque più legati a un giorno particolare e noi saremmo liberi di riposarci quando lo vogliamo.

La Galazia faceva parte dell'Asia Minore nella Turchia attuale. Chi erano questi Galati? Semplicemente delle bande Galliche, venute dall'Europa che devastarono l'Asia Minore fino alle città greche della costa. Esse furono respinte nel centro della Bitinia dal re Antioco di Siria verso l'anno 270 prima di Gesù Cristo.

Da questi avvenimenti, nacque la Galazia, di cui gli abitanti tireranno il loro nome dalla loro origine gallica. Più tardi, nel 189-188 avanti Gesù Cristo, Roma invase il paese e fini per accordar loro l'autonomia.

Nell'anno 25 della nostra era, la Galazia divenne romana sotto l'imperatore Augusto. Verso la mettà del primo secolo, grazie alla famosa pace imposta da Roma, l'apostolo Paolo ha potuto evangelizzare il paese.

Quando questi Gallici arrivarono in Asia Minore, essi vi portarono i loro dei, i loro costumi, le loro credenze, le loro superstizioni. Tuttavia, una parte di loro, intese l'insegnamento di Paolo e si converti al cristianesimo.

Paolo ebbe conoscenza di certi problemi che si presentavano in mezzo alle loro congregazioni, di qui la necessità di inviare una lettera a questi Gallici convertiti, tra i quali si trovavano degli Ebrei aderenti al cristianesimo, che volevano mantenere tutto o una parte dei loro riti. Ecco perchè Paolo parla di fede, di salvezza e delle opere della legge, compresa la circoncisione, ma nè le feste annuali dell'Eterno, nè il sabato settimanale sono messi in forse in questa lettera.

Questi cristiani della Galazia si erano lasciati influenzare da un gruppo di falsi fratelli (Galati 2:4). In più essi ritornavano verso le loro antiche credenze e le loro supertizioni. Il Regno di Dio non era più il loro scopo principale. Ecco perchè Paolo si meraviglia che essi si siano sviati così rapidamente dal vero Evangelo. Leggiamo quello che scrive loro: "Io mi meraviglio che così presto voi passiate da Colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un'altro Evangelo. Il quale poi non è un altro Evangelo; ma ci sono sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire l'Evangelo di Cristo" (Galati 1:6-7).

Noi constatiamo che Paolo si lancia direttamente nel vivo del soggetto, cioè a dire lo slittamento verso un'altro evangelo. In questo passaggio, la parola greca originale tradotta da "rovesciare", ha il senso di pervertire, di corrompere, di altere.

Già nell'anno 52 ci si sviava dal vero Evangelo, provando di cambiarlo.

Oggi, la Buona Novella del Regno di Dio, che ci è stata portata e predicata da Cristo e che è l'Evangelo, è ancora e sempre alterata. Certe chiese pretendono che esse sono il Regno, altre affermano che il Regno è semplicemente nel cuore degli uomini, o ancora in cielo, ma non là dove sarà, sulla terra, con Cristo e tutti i Suoi santi regnanti a Gerusalemme.

L'espressione l'Evangelo "Di" Cristo implica un'appartenenza. E' l'Evangelo "Di" Cristo, il "Suo" messaggio. Egli è il messaggero che Dio ha inviato sulla terra. L'Evangelo non è al Suo soggetto nè sulla Sua persona.

E Paolo aggiunge: "Ma quand'anche noi, quand'anche un angelo dal cielo vi annunziasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia egli anatema! Come l'abbiamo detto prima d'ora, torno a ripeterlo anche adesso: Se alcuno vi annunzia un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema" (Galati 1:8-9).

Che sia anatema! Che sia maledetto! Conoscendo l'importanza del vero Evangelo, Paolo pronuncia due maledizioni. Non c'è che un solo Evangelo ed è quello che Cristo è venuto ad annunciare. Se qualcuno ne predica un'altro, per esempio sulla persona di Cristo e non sul Suo messaggio, egli si piazza su queste maledizioni.

Paolo viene adesso al messaggio che ci interessa per questa emissione. Egli dice ai cristiani della Galazia: "In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, voi avete servito a quelli che per natura non sono dei; ma ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, ai quali volete di bel nuovo ricominciare a servire?" (Galati 4:8-9).

Paolo ricorda loro che prima della loro conversione, essi erano dei pagani che adoravano degli dei immaginari, cioè a dire dei falsi dei, allora che adesso sono presunti essere convertiti.

Ma oggi, poichè si dicomo cristiani, poichè essi pretendono di essere dei discepoli di Cristo e che essi sono stati conosciuti da dio che li ha chiamati alla verità come possono essi ritornare ancora alle loro vecchie credenze pagane, a tutti quei falsi dei senza alcun valore, alla quale essi vogliono sottomettersi ancora una volta.

E Paolo prosegue scrivendo: "Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni!" (Galati 4:10).

Ma questo non ha niente a che vedere con i sabati settimanali e i sabati annuali. Si ha d'altra parte cura, citando questo versetto, di lasciare da parte quelli che precedono e che dicono: "In quel tempo (prima della vostra conversione, all'epoca quando voi non conoscevate Dio), voi serviste degli dei che non lo sono di loro natura."

Paolo rimprovera loro di ritornare a quel paganismo, cioè a dire alle loro vecchie credenze, alle loro superstizioni. Perchè, domanda loro, ritornate a quei falsi dei, ai loro riti, ai loro giorni?

Prima di andare più avanti, io desidero precisare di nuovo che in quelle Chiese della Galazia, non c'erano solo degli antichi pagani, c'erano ugnalmente dei Giudei convertiti al cristianesimo. Paolo si indirizza a due gruppi di persone. Prima di tutto ai Giudei convertiti che conoscono Dio e la Sua legge. Per Questa gente, Paolo utilizza il pronome "noi".

Gli altri sono dei pagani convertiti, degli incirconcisi che regrediscono e ritornano alle loro vecchie pratiche. Per queste persone Paolo utilizza il pronome "voi".

Questa differenza deve permettervi di ben comprendere perchè in questa lettera, Paolo parla di circoncisione, di opere della legge, di rituali, ecc. Ribbellandosi contro le credenze pagane, e i culti dei falsi dei.

Nel Grande Dizionario Universale del 19° secolo di Pierre Larousse, publicato nel 1866, noi troviamo la lista delle divinità galatiche: ABELIO che ha la facoltà di guarire, BELEN che reppresenta il sole, ecc. L'etimologia del nome BELEN ci porta alle parole: BEL, BAAL, BELUS.
Questa enciclopedia prosegue dicento: "I Gallaci, dice Cesare, riconoscevano Mercurio, Appolo, Giove, Marte, Minerva. La loro credenza riguardo alle divinità è quasi la stessa cosa che la credenza degli altri popoli."

I Gallici, ai quali Paolo invia una parte della sua lettera, non arrivano ad abbandonare le loro vecchie pratiche. Essi ritornano al paganesimo, essi ritornano a osservare ognuno dei giorni della settimana in onore dei loro dei, perchè hanno dato a ognuno di questi giorni, il nome di una divinità, come:

Domenica: chiamato "giorno del sole" in inglese, in olandese e in tedesco SUNday, ZONdag, SONtag. E' il giorno del signore BAAL che è spesso rappresentato con un'aureola sulla testa.
Lunedi: giorno della luna o della regina del cielo.
Martedi: giorno di Marte dio della guerra.
Mercoledi: giorno di Mercurio il messaggero o l'inviato degli dei.
Giovedi: giorno di Giove il re degli dei.
Venerdi: giorno di Venere dea dell'amore.
Sabato: giorno di Saturno, dio dei vignaioli e dei contadini.
Sono anche i pagani che nominarono i mesi:
Gennaio: celebrato in onore di Janus il dio degli dei.
Febbraio: mese di espiazione a favore dei morti.
Marzo: celebrato in favore del dio della guerra.
Maggio: celebrato in onore della dea Maïa madre di Mercurio.

Oggi certi vedono nel mese di Maggio il mese di Maria, e in Giugno, il mese dove si celebra il cuore di Gesù, che si chiama il Sacro Cuore.

Paolo menziona ugnalmente i tempi! Chi dunque osservava le Calende, le None, le Idi, le Matronali, i Saturnali, come pure i tempi dell'Avvento? I pagani e non i veri cristiani.

Dio non ha mai dato ai giorni della settimana il nome di falsi dei o di pianeti. Egli li ha numerotati semplicemente.

Vedete come è facile di fare deviare il senso delle Scritture, ritirando dal loro contesto qualche frase, qualche linea , o qualche versetto. Si, è facile tuttavia e molto pericoloso, perchè il senso può esserne completamente falsato.

In tutte le sue epistole, Paolo non ha mai cessato di confermare che la legge è sempre in vignore.

Più di sessanta anni dopo la morte di Cristo, l'apostolo Giovanni conferma la stessa cosa:
"Da questo sappiamo che amiamo i figli di Dio: Quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. Perchè questo è l'amore di Dio. Che osserviamo i Suoi comandamenti; e i Suoi comandamenti non sono gravosi" (I Giovanni 5:2-3).

La maggior parte dei cristiani parlano dell'amore, essi pretendono di avere dell'amore e pertanto, essi rigettano la definizione biblica del vero amore.

Se il vero amore del prossimo era in voi, se l'amore che viene da Dio e che dà il Santo Spirito era in voi, allora voi cessereste di trasgredire il quarto comandamento che vi domanda di ricordarvi del giorno del riposo per santificarlo. Ricordatevi di quello che Isaia ha scritto:
"Se tu trattieni il piede per non violare il sabato facendo i tuoi affari nel Mio santo giorno; se chiami il sabato una delizia, e venerabile ciò ch'è sacro all'Eterno, e se onori quel giorno anzichè seguir le tue vie e fare i tuoi affari e discutere le tue cause, allora troverai la tua delizia nell'Eterno" (Isaia 58:13-14).