CHE COS' E' L'ANIMA?


Numerose religioni pretendono che l'uomo possiede un'anima immortale. Numerosi sono coloro che lo credono duro come il ferro.

Suppongono che l'essere umano è composto di un'anima immortale e di un corpo mortale. L'uomo sarebbe corpo e anima. Il suo corpo sarebbe l'involucro che ospita l'anima.

Eppure la Bibbia spiega cosa è l'anima e cosa diviene quando l'uomo esala l'ultimo respiro. Ma voi non troverete mai nella Bibbia la parola "immortale" legata alla parola "anima".

Nell'Antico Testamento la parola anima è tradotta in ebraico "nephesh". Quando è il caso nel Nuovo Testamento la sua traduzione deriva dal greco "psuché" che può tradursi da vita o anima. "Psuché" si rapporta a tutte le creature sia viventi che morte, tanto all'uomo che all'animale.

Nel giardino d'Eden, l'Eterno aveva detto ad Adamo che, se disobbediva alle Sue istruzioni, morrebbe. Ma Satana riusci a convincere Eva del contrario (Genesi 2:16-17, 3:1-5).

Questo prima menzogna è la base stessa della teoria dell'immortalità dell'anima. Questa teoria sedusse coloro che non volevano accettare la morte come essendo la fine di tutto.

Leggiamo cosa è avvenuto quando L'Eterno fece l'uomo dalla polvere della terra: "E l'Eterno Iddio formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l'uomo divenne un'anima vivente" (Genesi 2:7).

Fù quando Dio soffiò nelle sue narici un soffio di vita che Adamo, formato dalla polvere della terra divenne un essere vivente. E diventò un "nephesh", un'anima vivente. L'anima non è dunque qualcosa che possiede in lui, è ciò che l'uomo E'.

Vediamo come si svolge il sesto giorno della creazione: "Poi Dio disse: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra, secondo la loro specie" (Genesi 1:24).

Qui la parola "animale" è tradotta in ebraico "nephesh". Questi animali sono dunque anche essi delle anime.

Io non posso qui citarvi tutti i passi biblici che riportano questi soggetti, ma esaminiamo Genesi 2:19 e Genesi 9:10 e 16. Le parole "essere vivente" o "anima vivente" citati in questi versetti si riferiscono agli animali e sono tradotti in "nephesh".

Leggiamo le istruzioni date ai sacerdoti: "Non si avvicinerà ad alcun cadavere; non si renderà impuro neppure per suo padre e per sua madre" (Levitico 21:11).

In questo passo la parola "morto" è tradotta in "nephesh". Questo divieto era anche valevole per dei parenti che venivano a decedere.

Questi versetti sono molto chiari e mostrano, d'una maniera incontestabile, che la parola "anima", "nephesh", si riporta bene sia agli uomini che agli animali, che siano viventi o morti.

Allora, che cos'è l'anima e dove si trova essa? Ancora una volta, la risposta ci è data dalla Parola di Dio: "Perché la vita di ogni carne E' il sangue; perciò ho detto ai figliuoli d'Israele: Non mangerete sangue di alcuna specie di carne, poiché il sangue E' la vita di ogni carne" (Levitico 17:14).

L'anima, la vita di tutte le carni umane o animale, È il suo sangue. Quando Dio soffiò il soffio di vita nelle narici di Adamo, Egli apri la respirazione che alimenta il sistema circolatorio.
La vita di un essere umano si trova nel suo sangue e quando uno perde una grande quantità di sangue perde la vita.

Nel libro di Ezechiele, l'Eterno ci dice a due riprese cosa avviene nell'anima del peccatore: "L'anima che pecca sarà quella che morrà" (Ezechiele 18:4 e 20). Ed è qui il caso di tutti gli uomini che rifiutano di pentirsi e di vivere in conformità con tutte le leggi divine.

Certe religioni pretendono che non è questione della morte, in questo versetto, ma unicamente di essere separati da Dio per tutta l'eternità.

Una tale affermazione è una falsificazione della Parola di Dio allo scopo di appoggiare la teoria dell'immortalità dell'anima introvabile nella Bibbia.

In effetti, Paolo conferma che "Il salario del peccato (l'ammenda a pagare per il peccato, per avere trasgredito la legge), è la morte (e aggiunge) ma il dono gratuito di Dio è la vita eterna in Gesù Cristo" (Romani 6:23). Si tratta bene della morte eterna e non della morte fisica che è temporanea. "Poiché siete un vapore che appare per un po' di tempo poi svanisce" (Giacomo 4:14). La morte fisica colpisce tutti gli uomini, che siano giusti o peccatori.

L'uomo riceverà la morte eterna o la vita eterna al momento del suo giudizio. Se l'uomo possiede già un'anima immortale, allora Dio non gli reca nulla offrendogli la vita eterna.

Colui che vive nell'obbedienza ai comandamenti e alla legge non è più sotto la legge. Egli non è più sotto la maledizione della legge, poiché Cristo l'ha riscattato da questa maledizione. Egli ha pagato questa ammenda con il Suo sacrificio, essendo diventato maledizione al nostro posto. Questo prova che l'uomo non possiede l'immortalità in lui. Leggete dunque Romani 2:13, 6:1-2 e 14 anche Galati 3:13.

Per provare che l'anima sale in cielo, si cita la trasfigurazione. Leggiamo le parole di Gesù: "In verità io vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il figliuol dell'uomo venire nel suo regno: Sei giorni dopo (sei giorni dopo aver detto queste parole), Gesù prese con lui Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse sopra un alto monte, in disparte e fu trasfigurato davanti a loro (...). Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che stavano conversando con lui (...). Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù diede quest'ordine: Non parlate di questa visione ad alcuno, finché il Figliuol dell'uomo sia risuscitato dai morti" (Matteo 16:28, 17:9).

Il Figliuol dell'uomo è Egli già venuto nel Suo regno su questa terra? Cristo ha Egli già stabilito il Suo regno su questa terra? La risposta è NO. E' sufficiente di vedere tutti gli orrori che avvengono in questo mondo ai nostri giorni.

Pietro, Giacomo e Giovanni hanno avuto solo una VISIONE di ciò che deve ancora avvenire. Hanno visto un avvenimento che noi attendiamo sempre. Nell'Apocalisse, Giovanni descrive in un'altra visione dove la sua realizzazione, della quale gran parte, non ha ancora avuto luogo oggigiorno.

Di conseguenza, Mosé ed Elia sono sempre morti. I loro corpi sono sempre nella tomba, non sono ancora stati risuscitati. Questo scritto della trasfigurazione non porta , in alcun modo, la prova che essi hanno ognuno un'anima in cielo presso Dio.

E' il caso del malfattore sulla croce, non è una prova che l'anima sale in cielo dopo la morte? Esaminiamo lo scritto che si situa in Luca 23:42-43.

"E disse a Gesù [è il malfattore che parla]: Ricordati di me quando sarai VENUTO nel tuo regno! E Gesù gli disse: io ti dico in verità oggi, che tu SARAI meco in paradiso."

La punteggiatura non esisteva nel testo originale. Una virgola può cambiare il significato di una frase. Ma la questione è questa: Gesù era Egli la sera stessa della Sua morte nel paradiso presso Suo Padre?

La domenica mattina, il giorno dopo della Sua resurrezione, Maria Maddalena avendolo subitamente riconosciuto, volendo probabilmente prendergli la mano. Gesù gli disse: "Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli, e di loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all'Iddio mio e all'Iddio vostro" (Giovanni 20:17).

Se Cristo avesse avuto un'anima immortale, Egli sarebbe stato verso Suo Padre all'istante dopo la morte. Ma Egli rimase nella tomba, Egli è divenuto una'anima MORTA e lo è rimasto fino al momento della Sua resurrezione.

La promessa fatta al malfattore da Gesù, mentre agonizzavano tutti e due sulla croce non si è compiuta neppure oggigiorno. Ma essa si realizzerà dopo il Suo ritorno qui sulla terra. E' allora che la terra Diventerà un vero paradiso, un mondo di pace, di armonia e di abbondanza.

Amerei sottomettere alla vostra meditazione quanto segue. Al capitolo 11 dell'Evangelo di Giovanni, è il caso di Lazzaro che era l'amico di Cristo. Gesù disse: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo. Perciò i discepoli gli dissero: Signore se egli dorme sarà guarito. Or Gesù aveva parlato della morte di lui; ma essi pensarono che avesse parlato del dormire del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: LAZZARO E' MORTO" (versetti 11 a 14). "Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da QUATTRO GIORNI nel sepolcro" (versetto 17). "Gesù disse: Togliete via la pietra! Marta la sorella del morto gli disse: Signore egli puzza già, perché siamo al quarto giorno" (versetto 39) e dopo aver pregato Suo Padre, Gesù "gridò con gran voce: Lazzaro vieni fuori! E il morto uscì, avendo le mani e i piedi legati da fasce, e il viso avvolto in un asciugatoio" (versetti 43-44).

Se Lazzaro avesse posseduto un'anima immortale, se l'anima di Lazzaro era salita presso Dio, questo amico di Gesù doveva nuotare in piena felicità e scoprire le beatitudini celesti, se bisogna credere ciò che hanno raccontato sulle anime e sul paradiso. Allora, perché riportarlo in vita su questa terra dove andava a trovare pensieri e difficoltà.

Se Lazzaro avesse avuto un'anima immortale, Gesù per amore, amicizia e misericordia per il Suo amico, avrebbe abbandonato il suo corpo nella tomba e avrebbe lasciato la sua anima vivere presso Dio.

Ma Cristo sapeva che il Suo amico era diventato un'anima morta, senza pensieri e incapace di lodare Iddio, come lo prova la Parola di Dio. Ecco perché Egli non esita a rendergli la vita.


Da tempi immemorabili, numerose religioni hanno insegnato che la morte fisica non segnava la fine dell'uomo in un modo assoluto, poiché il suo corpo è solo l'involucro che copre la sua anima. La sua anima sarebbe immateriale, di essenza spirituale. Al momento della morte, l'anima lascia il corpo e continua a vivere in eterno in modo cosciente, o in cielo o in inferno.

La credenza dell'immortalità dell'anima esisteva già nella religione Babilonese, così in Egitto, in Grecia e nella Roma antica. Per altro , l'aggettivo "immortale" non qualifica mai la parola "anima" nelle Sacre Scritture.

Noi abbiamo visto che "E l'Eterno Iddio formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l'uomo divenne un'anima vivente". Secondo il testo originale ebraico, divenne un'anima vivente. L'uomo non possiede un'anima, l'uomo E' un'anima ed è ciò che la Bibbia afferma.

L'uomo ha un'esistenza fisica temporanea, ecco perché l'Eterno gli ha precisato: "Perché tu sei polvere, e in polvere ritornerai" (Genesi 3:19). Non è il caso di vedere una parte dell'uomo ritornare nella polvere e un'altra parte andarsene in paradiso, in inferno o al purgatorio.

Come l'ha detto Gesù, "Quel che è nato dalla carne. è carne; e quel che è nato dallo Spirito è spirito" (Giovanni 3:6). Ma l'uomo non è che polvere. Non è stato creato con un'anima immortale.

Al giovane che venne a domandare a Gesù cosa doveva fare per OTTENERE la vita eterna, Gesù non gli disse che la possedeva già, che era già in lui grazie alla sua anima immortale. Al contrario, Egli gli disse: "Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti" (Matteo 19:17).

Uno dei versetti i più sovente citati costituiscono un'altra prova incontestabile di ciò che vi spiego. Ed ecco: "Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna" (Giovanni 3:16).

Questo versetto biblico così conosciuto, mostra che Gesù è venuto perché gli uomini NON PERISCANO, ma perché potessero ottenere la vita eterna.

Allora che alcune persone raccontavano di cosa era avvenuto a certi Galilei, Gesù disse loro: "Ma se non vi ravvedete, TUTTI similmente perirete" (Luca 13:3-5).

Rivolgendosi ai Corinti, l'apostolo Paolo disse: "E perché anche noi siamo ogni momento in pericolo? (...). Se soltanto per fini umani ho lottato con le fiere ad Efeso, che utile ne ho io? Se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo" (I Corinzi 15:30 e 32).

In questa lettera spedita 25 anni dopo la morte di Cristo, Paolo fece capire che sopportava tutte queste prove perché guardava con gli occhi fissi a uno scopo molto più elevato delle aspirazioni umane.

Ma aggiunge che se i morti non risuscitano, allora perderebbe il suo tempo e dovrebbe vivere come la maggior parte degli uomini e gioire di tutti i piaceri fisici, poiché dopo questo breve transito su questa terra ciò sarebbe la morte eterna, cioè a dire il nulla.

Pensate che avrebbe parlato così se avesse avuto in lui un'anima immortale destinata a beneficiare delle beatitudini celesti della morte fisica? Se i morti in Cristo sono già presso il Signore, quale è l'interesse di una resurrezione?

Contrariamente a ciò che certi affermano, la promessa fatta ad Abramo non è il cielo. Quello che gli è stato promesso è la terra.

Per altro, leggiamo nell'epistola agli Ebrei ciò che Paolo scrive sul soggetto di tutti coloro che sono menzionati nel capitolo 11, Abele, Enoc, Noè, Abramo, Mosè, Davide, fra altri: "E tutti costoro, pur avendo avuta buona testimonianza per la loro fede, non ottennero quello che era a loro stato promesso" (Ebrei 11:39).

Così dunque, più di 35 anni dopo la morte di Cristo, tutti questi uomini non hanno mai ricevuto ciò che avevano sperato. Essi non erano in cielo e ancora oggi essi dormono del sonno profondo della morte in attesa della resurrezione.

Ricordatevi cosa è stata la trasfigurazione. Essa non è la prova che l'anima è immortale, essa è una visione delle cose che avverranno quando Cristo ritornerà per regnare su questa terra.

Non dimenticate che, nel sermone sulla montagna, Gesù Afferma: "Beati i mansueti perché essi erediteranno la terra" (Matteo 5:5).

Da parte sua Luca riprendendo le stesse parole di Gesù scrive "Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro" (Luca 6:20).
Indirizzandosi particolarmente ai Giudei, Matteo menziona ugualmente il regno dei cieli. Egli sà che questo regno è in preparazione nei cieli e che sarà l'eredità dei veri cristiani.

Pietro è molto chiaro su questo soggetto. Egli scrive: "Benedetto sia Iddio (...) di una eredità, incorruttibile, immacolata immarcescibile, conservata nei cieli per voi" (I Pietro 1:3-4).

Poiché credevano che il regno di Dio si manifestasse a quell'epoca, Gesù ci spiega la parabola di un uomo di alto rango che andava a farsi investire di autorità reale e in seguito ritornare (Luca 19:11-12). Egli parlava, ben inteso, di lui in questo passo, poiché prima del Suo arresto, Egli ha detto ai Suoi discepoli: "Io vado a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò, e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi" (Giovanni 14:2-3).

Allora, dove sarà Cristo con tutti i Suoi? Il quattordicesimo capitolo del libro di Zaccaria svela che Gerusalemme diventerà la capitale mondiale da dove Cristo regnerà con tutti i Suoi santi su tutta la terra. Vedete ugualmente Apocalisse 5:8 a 10.

Un quesito viene spesso sul tappeto: Se tutto è fisico e ritorna alla polvere, quali vestigi rimarranno di un corpo umano? Di questi vestigi, che cosa ritornerà alla vita? Come potrà Dio risuscitare un essere umano? Come la sua personalità, la sua memoria e il suo carattere possono essere preservati?

La Bibbia ci indica che c'è nell'uomo un'intelligenza, uno spirito, che lo differenzia dalle altre creature fisiche e, quando questo spirito non è più nel cervello umano, è assolutamente incosciente. Questo spirito è tradotto dalla parola ebraica "ruwach" e dalla parola greca "pneuma".

Questi due termini non hanno nulla e vedere con l'anima che, vi ricordo viene dall'ebraico "nefhesh" e dal greco "psuché" che si riporta a un uomo o a un animale, vivi o morti.

Ecco qualche passo dove è la questione di questa intelligenza e di questo spirito: "Infatti chi, fra gli uomini, conosce le cose dell'uomo se non lo spirito (pneuma) dell'uomo che è in lui? E così nessuno conosce le cose di Dio, se non lo Spirito (pneuma) di Dio" (I Corinzi 2:11).

Da quando noi viviamo, noi abbiamo questa intelligenza che ci permette di discernere, di comprendere, di riflettere su tutto ciò che ci circonda e su noi stessi. Ma quando saremo morti, questa intelligenza si fermerà.

In Giobbe 32:8, noi leggiamo: "Ma nell'uomo, quel che lo rende intelligente è lo spirito, il soffio dell'Onnipotente."

Ricevendo il soffio di vita, l'uomo riceve ugualmente questa intelligenza che gli permette di comprendere, di fare delle scelte, di formarsi un carattere, di studiare, di fare dei progetti e di realizzarli, avere un comportamento che lo rende diverso degli animali.

In Zaccaria 12:1, noi troviamo: "Parola dell'Eterno che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito (ruwach) dell'uomo dentro di lui."

Infine in Ecclesiaste 12:9: "E lo spirito (ruwach) torni a Dio che l'ha dato." Questo spirito registra le nostre esperienze e ciò che il nostro cervello ha raccolto. Esso ritiene tutto di noi, tutto come un computer. Alla nostra morte, ritorna a Dio ed è, in qualche modo, classificato, tutto come si fa con uno schedario informatico, in attesa della sua utilizzazione futura da Dio al momento della resurrezione.

Questo spirito è una sorgente di intelligenza umana. Esso non è presente nel cervello di un animale. Ma capirete bene che questo spirito non ha niente a vedere con un'anima immortale.

Leggiamo la descrizione della morte dell'uomo, tale che Davide l'aveva ben compresa, nel Salmo 146:2-4: "Io loderò l'Eterno finché vivrò, salmeggerò al mio Dio, finché esisterò. Non confidare nei principi, né in alcun figliuol d'uomo, che non può salvare. Il suo fiato se ne va, ed egli torna alla terra; in quel giorno periscono i suoi disegni."

Il giorno della Pentecoste che seguì la resurrezione di Cristo e la Sua ascensione, Pietro non esitò a dire alla folla che lo circondava, che: "Davide non è salito in cielo" (Atti 2:34).

Più di sessant'anni dopo la morte di Gesù, l'apostolo Giovanni scrive che: "E nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il figliuol dell'uomo che è nel cielo" (Giovanni 3:13).

No, voi non troverete, nella Parola di Dio, un passo confermando che un'anima immortale sale verso Dio dopo la morte o bruci nell'inferno per tutta l'eternità. Al contrario, Gesù ci previene di ciò che segue: "Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire e l'anima e il corpo nella geenna" (Matteo 10:28).

Benchè l'uomo sia capace di uccidere il corpo, togliere la vita ad un altro individuo, egli è incapace di distruggere l'anima, questa vita, poiché in fin dei conti, essa gli sarà resa alla resurrezione. Per contro, noi dobbiamo temere Dio che, Lui, può distruggere per sempre il corpo e la vita nello stagno di fuoco.

Vi sono ancora molte cose da dire su questo soggetto, ma voglio concludere citando Malacchia 4 versetti 1 e 3: "Poiché, il giorno viene, ardente come una fornace; e tutti i superbi e chiunque opera empiamente saranno come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, dice l'Eterno degli eserciti, e non lascerà loro né radice né ramo (...). E calpesterete gli empi, poiché saranno come cenere sotto la pianta dei vostri piedi, nel giorno che io preparo, dice l'Eterno degli eserciti."

Noi troviamo qui la prova, che a meno di ricevere da Dio il dono gratuito della vita eterna, l'uomo malvagio che rifiuta di pentirsi sarà distrutto totalmente.